L’esordio di Petra Rautiainen trasporta i lettori nel paesaggio innevato del territorio Sápmi (la Lapponia), dove non troviamo la terra del mito, ma un luogo infestato dai ricordi di un genocidio. Rautiainen racconta la storia dei crimini nazisti contro il popolo sami, distinguendosi dalla pletora di narrativa storica della seconda guerra mondiale. Terra di neve e cenere si dipana su due linee temporali: una è ambientata nel 1944 durante l’occupazione tedesca, poco prima del trattato di pace della Finlandia con la Russia; l’altra cinque anni dopo, quando Inkeri, la protagonista finlandese del romanzo, visita la terra Sápmi. Giornalista di professione, Inkeri vuole raccontarne la ricostruzione e il tentativo in corso di integrare i superstiti della cultura sami nella società finlandese, un processo cominciato con l’introduzione del cattolicesimo nel seicento, quando furono fatti tentativi di rendere forzatamente stanziali i sami, un popolo nomade che alleva renne. Rautiainen ci consegna un romanzo splendidamente scritto e un thriller che permetterà ai lettori di conoscere un vergognoso capitolo della storia finlandese.
Csilla Toldy, Harvard Review
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Questo articolo è uscito sul numero 1600 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati