Ellias (Grondin), astro nascente dell’alta moda francese, ha lasciato il Québec da vent’anni, ma non è riuscito a liberarsi del suo passato. La morte di un padre che non ha mai amato lo costringe a tornare a Montréal per sistemare la successione. Due o tre giorni al massimo per poi riprendere il corso della sua carriera. Ma nell’ordinaria casa paterna lo attende un’eredità terrificante. Legrand si avventura in un cinema di genere estremo, fra tragedia greca e racconto nero. Non anticipiamo altro della discesa agli inferi (e in cantina) di Ellias che, sconvolto e vigliacco, non ne azzecca una. A volte il regista opta per una violenza da grand-guignol. In altri evoca lacrime catartiche, come quando il figlio si rende conto di essere un degno successore del padre, un volenteroso burattino in questo gioco al massacro del patriarcato e della violenza maschile. Avvincente e a momenti letteralmente soffocante, il film non cerca mai di essere piacevole, tantomeno con il suo antieroe.
Guillemette Odicino, Télérama
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Questo articolo è uscito sul numero 1602 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati