◆ “Come se la caverebbe il mondo se un’altra malattia capace di scatenare una pandemia dovesse emergere improvvisamente, come ha fatto il covid-19 cinque anni fa?”, si chiede la rivista scientifica britannica Nature. La risposta è che non lo sappiamo. Ci sono stati alcuni progressi rispetto al 2020, ma sotto molti altri aspetti le cose sembrano addirittura peggiorate, e senza misure efficaci la prossima pandemia potrebbe coglierci nuovamente impreparati. Un potenziale candidato è l’influenza aviaria H5n1 che sta circolando in modo sostenuto negli allevamenti di bovini degli Stati Uniti, dove alcune persone sono state contagiate. Non ci sono prove che il virus possa essere trasmesso da un essere umano all’altro, ma sembra che stia diventando più capace di infettare i mammiferi. La cosa è particolarmente preoccupante alla luce degli sviluppi politici negli Stati Uniti, dove il presidente Donald Trump ha annunciato di voler uscire dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), privandola di un quinto delle sue risorse finanziarie, e ha bloccato la comunicazione dei dati ufficiali sulle malattie infettive.
A livello globale i tentativi di migliorare l’accesso ai vaccini si sono arenati. I piani per aumentare la produzione nei paesi africani e asiatici devono essere accelerati, sostiene la rivista, e le case farmaceutiche dovrebbero accettare di condividere le loro tecnologie in caso di emergenza, in modo che altre aziende possano realizzarli localmente. I paesi dell’Oms non si sono ancora messi d’accordo sul nuovo trattato sulle pandemie, necessario per garantire la condivisione dei dati e la fornitura di farmaci ai paesi a basso reddito. Il senso di urgenza del 2020 sta scomparendo rapidamente, e oggi i ricercatori devono fare i conti con il fatto che molti leader politici e gran parte della popolazione non credono nella scienza. Gli epidemiologi dovranno quindi lavorare a stretto contatto con gli studiosi di scienze sociali per evitare il diffondersi della disinformazione e della sfiducia. “Ma la prima cosa da fare è non lasciare che la storia sia dimenticata, o peggio riscritta”, conclude Nature.
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Questo articolo è uscito sul numero 1608 di Internazionale, a pagina 58. Compra questo numero | Abbonati