Quasi ogni giorno nelle strade più trafficate di Mumbai, vicino alla stazione ferroviaria di Kurla, un furgone della Brihanmumbai municipal corporation (Bmc) pattuglia la zona per disperdere gli assembramenti sui passaggi pedonali. Quando il furgone si avvicina, i venditori ambulanti si affrettano a raccogliere le loro cose e a nascondersi per evitare il sequestro delle merci. Ormai è una routine. “Poi, quando il furgone se ne va, risistemiamo tutto, ma è una fatica”, ci racconta Sudha Ranade, un’ambulante del quartiere residenziale di Tilak Nagar.
Il commercio ambulante rappresenta circa il 14 per cento dell’occupazione informale nelle città indiane ed è uno dei settori più consistenti di lavoro autonomo del paese. Secondo la National hawker federation, che unisce migliaia di sindacati di ambulanti indiani, i venditori sono più di quaranta milioni, per un fatturato giornaliero complessivo di 800 milioni di rupie (8,9 milioni di euro). Pur richiedendo un investimento iniziale relativamente basso e offrendo orari di lavoro flessibili, è un’attività che occupa dalle 14 alle 18 ore al giorno, senza alcuna misura di sicurezza.
Più di tre quarti degli intervistati in uno studio dell’Alleanza nazionale dei venditori ambulanti hanno dichiarato di pagare quotidianamente tangenti alla polizia o ai funzionari comunali per essere risparmiati dalle retate. Secondo un altro studio, a Mumbai le tangenti assorbono tra il 10 e il 20 per cento dei guadagni giornalieri di un venditore.
La Bmc interviene per disperderli in base alla legge che l’autorizza a “rimuovere senza preavviso qualsiasi cosa sistemata, depositata o venduta” senza licenza o in modo tale da ostacolare i pedoni o il traffico, e ad arrestare e trasferire chiunque ostacoli il flusso del traffico. “Se un residente si lamenta, la Bmc mi confisca il veicolo e devo pagare fino a 30mila rupie”, racconta Dhananjay Shinde, che vende ortaggi da un veicolo a noleggio nel quartiere di lusso di Chembur, al centro di Mumbai. Shinde dice che il noleggio del veicolo gli costa 12mila rupie al mese (134 euro), a cui si aggiungono in media cento rupie ciascuno da versare a una decina di agenti di polizia (1,12 euro).
Economia circolare
Gli ambulanti non possono vendere nel raggio di cento metri dai luoghi di culto, dagli istituto scolastico e dagli ospedali e di 150 metri dai mercati e dalle stazioni ferroviarie. Non è raro, però, vedere sfilze di carretti proprio sulle corsie pedonali contrassegnate da cartelli che ne vietano la sosta o trovare motorisciò parcheggiati mentre i conducenti mangiano.
“Gli ambulanti offrono alla città sicurezza, cibo, entrate finanziarie, tutela ambientale, mezzi di sussistenza, istruzione ed economia circolare”, afferma Shalaka Chauhan, ricercatrice associata alla National hawker federation.
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Una legge del 2014 ha imposto la creazione di comitati cittadini per il commercio ambulante (town vending commitee, tvc), composti da rappresentanti delle autorità municipali e delle associazioni di venditori, che dovrebbero rilasciare le licenze e tenere un registro degli ambulanti. Nello stesso anno un censimento della Bmc ne ha identificati 99.435 attivi a Mumbai. Nel maggio del 2021, però, appena quindicimila avevano una licenza, a causa di regole irrealistiche come quella che imponeva ai richiedenti – per la maggior parte immigrati – di risiedere nello stato da almeno quindici anni e che è stata eliminata dal governo del Mahashtra solo nel dicembre 2022. Nemmeno la bozza del piano di sviluppo della città per il 2034, pur prevedendo zone adibite al commercio temporaneo, riesce a integrare i venditori ambulanti.
“Gli ambulanti sono occhi sulla strada e un aiuto per i poveri nelle città. Dovrebbero essere agevolati e protetti”, dice Shalini Sinha della rete internazionale Women in informal employment: globalizing and organizing. “Bisogna semplificare le norme per la vendita, dare accesso al credito, ai mercati speciali mahila (i mercati delle donne). E rendere più solido lo sviluppo della città, integrando i venditori ambulanti nel tessuto urbano”. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1538 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati