Editoriali

Fermare i disastri innaturali

Le alluvioni che hanno colpito il sudest della Spagna hanno avuto effetti sconvolgenti. Ma in un certo senso rientrano in uno schema già visto. Anche se la distruzione è senza precedenti, l’analisi dei climatologi è familiare. Gli studi che valutano l’influenza del riscaldamento globale su eventi specifici richiedono tempo ma, secondo la direttrice del progetto World weather attribution, i primi calcoli suggeriscono che l’aumento delle temperature abbia reso due volte più probabili le alluvioni. Come l’uragano Helene, che ha ucciso più di 220 persone negli Stati Uniti a settembre, e la tempesta Boris, che ha allagato l’Europa centrale, l’alluvione in Spagna è la prova del caos creato dall’instabilità climatica.

Negli ultimi giorni sono arrivate anche notizie positive. Nel 2023 le emissioni di gas serra nell’Unione europea sono calate dell’8 per cento grazie alla diffusione delle energie rinnovabili, arrivando al 37 per cento in meno rispetto al 1990. Ma l’insuccesso della conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità in Colombia, insieme ai timori per i negoziati internazionali sull’ambiente dopo la vittoria di Donald Trump alle presidenziali statunitensi, significano che le aspettative per il vertice sul cambiamento climatico che si aprirà l’11 novembre in Azerbaigian non sono molto alte. Il fatto che il paese ospitante si prepara ad aumentare la produzione di gas, mentre le aziende petrolifere Shell e la Bp stanno riducendo gli investimenti nella sostenibilità, suggerisce una ripresa del negazionismo. I negoziati sulla biodiversità, che procedono in parallelo a quelli sul clima, non hanno mai raggiunto la stessa rilevanza, a dispetto di quanto la conservazione della natura sia importante per contenere la minaccia climatica. Nonostante l’accordo quadro raggiunto a Montréal nel 2022, la maggior parte dei paesi non ha ancora presentato un piano di azione. In Colombia gran parte delle discussioni ha riguardato i finanziamenti per i paesi più poveri e i sussidi pubblici alle industrie che danneggiano l’ambiente.

In Spagna la maggior parte dei cittadini è consapevole che il cambiamento climatico è una minaccia ed è favorevole alle misure per affrontarlo. I fenomeni catastrofici non sono più considerati “disastri naturali”. Servono urgentemente interventi per aiutare le persone e i territori ad adattarsi. Allerte chiare e tempestive sono sicuramente necessarie. Ma ridurre la minaccia degli eventi estremi come quello che ha colpito la Spagna resta la sfida politica più grande. ◆ gac

Il secondo mandato sarà peggio

Aver paura non basta a scongiurare i pericoli. Temevamo che le elezioni presidenziali statunitensi potessero finire così: con la vittoria di Donald Trump, che a 78 anni entrerà per la seconda volta nello studio ovale e guiderà la più grande potenza mondiale. La suspense di una sfida che per mesi era sembrata molto equilibrata aveva alimentato la speranza di scampare alla minaccia. Invece eccola qui. Forse aggravata dalla delusione, ma soprattutto alimentata dall’esperienza del primo mandato e dal presentimento che il secondo sarà ancora peggio.

Peggio per le donne, che Trump ha promesso di difendere “che lo vogliano o no”. Peggio per le minoranze nere e latinoamericane. Peggio per gli immigrati, che ha detto di voler espellere in massa. Per il pianeta, dato che il futuro presidente degli Stati Uniti se ne infischia del cambiamento climatico. Per l’economia globale, minacciata dal protezionismo e dal nazionalismo del futuro inquilino della Casa Bianca. Peggio per gli equilibri mondiali. Per gli ucraini. Per il Medio Oriente. Peggio per l’Europa, che sembra troppo fragile per resistere ai cattivi venti che soffieranno. Peggio per la pura e semplice verità dei fatti, e quindi peggio per l’informazione. E anche per la cultura e l’istruzione, nemiche della volgarità trumpiana. Peggio per la scienza, che per il vincitore del 5 novembre è tutto fuorché sinonimo di progresso. Peggio, in una parola, per la democrazia. Prima di tutto negli Stati Uniti, ma anche altrove, dato che la vittoria di Trump non potrà che indebolire, in particolare in Europa, lo spirito di resistenza alla rivoluzione reazionaria che da anni sta avanzando in molte delle cosiddette democrazie liberali. L’elezione di Trump fa temere che non sia più in marcia, ma arrivi di corsa. ◆ gac

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1588 - 8 novembre 2024
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