Lo smartphone è onnipresente nella vita quotidiana degli adolescenti. In Francia l’87 per cento delle ragazze e dei ragazzi tra i dieci e i quindici anni ne ha uno. Molti di loro temono di perdere lo strumento che li collega agli amici e al mondo, e sentono il bisogno di consultarlo continuamente per leggere messaggi e notifiche.
In una ricerca sulla “generazione Z” pubblicata nel 2018, ho stimato che l’85 per cento dei ragazzi tra i 15 e i 18 anni ha una dipendenza dallo smartphone, contro il 77 per cento della fascia tra i 18 e i 24 anni e il 68 per cento di quella tra i 25 e i 34 anni. Ma come usano i loro smartphone gli adolescenti? Ci sono differenze tra ragazze e ragazzi? In un campo in cui la conoscenza è spesso intuitiva più che scientifica, ho cercato di analizzare le differenze di genere nelle interazioni degli adolescenti tra i 15 e i 18 anni con i loro smartphone.
Prospettiva di genere
Finora pochi studi hanno adottato la prospettiva di genere per analizzare le modalità d’uso degli smartphone. Alcune ricerche si occupano solo di ragazzi e altre solo di ragazze, e queste scelte sono spesso giustificate con differenze in materia di consumi, che però non sono elaborate in modelli coerenti. Di conseguenza, il genere appare come un dato biologico nel campo del marketing più che un oggetto di ricerca in sé. Al contrario ci sono molti nuovi studi che esplorano le basi dell’elaborazione del genere proprio attraverso i consumi.
Alcuni studi descrittivi indicano che le ragazze tendono più dei ragazzi a diventare dipendenti dai loro smartphone. Per esempio, da una ricerca su 976 ragazze e 820 ragazzi che frequentano il liceo è emerso che il rischio di dipendenza è del 23,9 per cento per le prime e del 15,1 per cento per i secondi.
Ora grazie a una ricerca condotta su 463 adolescenti francesi con un’età media di 16 anni, e basata sulla teoria degli usi e delle gratificazioni, abbiamo confermato le differenze tra ragazze e ragazzi nell’uso dello smartphone.
L’approccio funzionalista della teoria degli usi e delle gratificazioni, perfezionata negli anni settanta dal sociologo Elihu Katz, si adatta bene ai nuovi strumenti digitali. La teoria prevede che le persone usino la comunicazione di massa per connettersi con gli altri (se stessi, la famiglia, gli amici, la nazione) o per prendere le distanze, attraverso relazioni che possono essere strumentali, affettive o d’integrazione.
Processi di socializzazione
Le adolescenti tendono a dipendere dallo smartphone per rafforzare le loro relazioni con gli altri (quindi per motivazioni sociali), mentre i ragazzi hanno motivazioni legate al processo: traggono soddisfazione dall’uso funzionale del telefono. I ragazzi passano più tempo a guardare video e a giocare, mentre le ragazze preferiscono i social network. Ci sono anche differenze di genere nell’attenzione alla sicurezza: il 63 per cento dei ragazzi dice di avere password complicate, contro il 57 per cento delle ragazze.
Queste differenze sono radicate nel processo di socializzazione di genere delle ragazze e dei ragazzi, che ancora oggi sono educati in modo diverso. Studi sociologici descrivono differenze di genere nella costruzione dell’identità degli adolescenti. Mostrano che i ragazzi costruiscono la loro identità in modo indipendente, vogliono dirigere la comunicazione e usano la relazione con l’altro come supporto. Al contrario le ragazze costruiscono la loro identità in interazione con gli altri, sono più disposte a proporsi come sostegno nelle relazioni con i coetanei, lasciano più spazio alle parole degli altri e sviluppano relazioni di collaborazione con gli amici. In generale, gli adolescenti considerano lo smartphone uno strumento per la “costruzione dell’identità”, come dice il sociologo Jean-Claude Kaufmann.
Gli esperti di marketing s’interessano a questi dati per le differenze di genere nei consumi, ma possono essere utili anche agli educatori che vogliano aiutare gli adolescenti a riflettere sull’uso degli strumenti digitali. ◆ adr
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1430 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati