Il fumetto popolare si fonda spesso su aspetti sia visivi sia narrativi e tematici ripetitivi, fondamentali nella strip umoristica autoconclusiva. È quello che la critica di fumetti chiama iteratività. Nel costruire un capolavoro quasi esistenzialista ambientato nella provincia statunitense più anonima e per raccontare la quotidianità più banale, ma che non manca di universalità, Huizenga fa uso dei meccanismi narrativi e soprattutto di costruzione della tavola propri del fumetto più iterativo e di uno stile grafico ripetitivo. Ne risulta un fumetto sperimentale e d’avanguardia molto forte. Se quasi tutti i grandi del fumetto d’autore europeo, argentino e statunitense degli anni sessanta e settanta hanno indagato i temi della memoria e della temporalità, gli autori nordamericani più significativi della graphic novel degli anni novanta li hanno affrontati mediante la frammentazione del tempo, la quasi (apparente) immobilità, un segno in bilico con il design industriale, il dialogo con l’arte concettuale anche mediante i meccanismi iterativi. Eppure Glenn Ganges, il protagonista del racconto di Huizenga, immerso nell’immobilità notturna della camera da letto, ci trasporta in un flusso temporale che abbraccia la storia del pianeta e, inarrestabile come un fiume, raggiunge una dimensione metafisica, quasi mistica. Un Gange dall’apparenza minimale.

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Questo articolo è uscito sul numero 1417 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati