Trasfigurata in un caleidoscopio di colori pittorici dalle molteplici sfumature, non c’è solo l’estetica del manga. Ci sono anche l’estetica del liberty, dell’art déco, la pittura simbolista e in qualche modo quella surrealista, Little Nemo di Winsor McCay, Le chat noir di Théophile Alexandre Steinlen e il celebre gatto delle fotoincisioni di Eadweard Muybridge. Nelle opere di Dori tutto si muta in poesia e onirismo, si anima dolcemente in un nuovo sogno che equivale a un mondo nuovo, poiché il mondo mitologico, parallelo alla realtà degli esseri umani, assurge a questo. E se tutto sembra prendere vita è perché ritorna l’animismo del precedente capolavoro Il dio vagabondo con lo stesso protagonista, “Eustis, satiro e immortale infelice che vaga nel tempo alla ricerca di Dioniso e dei compagni perduti”, in un racconto, primo di due volumi, ancora una volta tra chi è ai margini della società, nel mondo inumano e programmato di industrie dominate dal precariato. “Ossessionato da una sorta di dualità a tutti i livelli, l’altro mondo di cui era alla ricerca sulla terra il grande pittore francese lo troverà nel mondo mitologico e nella vita quotidiana praticata da quelle popolazioni, per lui pura poesia”, scrivevamo a proposito della splendida biografia di Dori Gauguin. L’altro mondo, e su come le popolazioni maori avevano ribaltato nel pittore il concetto di civiltà. Quello di Dori è un mondo unico. Perfetta culla delle notti d’estate. ◆

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1577 di Internazionale, a pagina 77. Compra questo numero | Abbonati