Non toccatemi Alessandro Greco, le cui vicende seguo con interesse e partecipazione. Il conduttore da anni cerca di affermarsi. Ha fatto mille programmi, fuori e dentro la Rai, ricorda per voce e aspetto Amadeus, bravo ragazzo nei lineamenti e nello stile, e con il collega condivide un passato radiofonico che lo ha addestrato al ritmo e alla sintesi. Ha condotto quiz e televendite di materassi. Ha scritto un libro su Gesù e imboccato con la moglie la strada della castità che, comunque la pensiate, è una cosa che richiede carattere. Sembrava destinato a una perenne gavetta, caso non raro in tv, dove il successo è frutto di un complesso allineamento astrale. Ora, forse per i numerosi transfughi dal servizio pubblico, forse per una benevolenza di Saturno, Greco conduce Unomattina estate (Rai 1), uno di quei contenitori quotidiani che se te la giochi bene può farti svoltare. E io, che seguo il nostro con interesse, tifo per lui. Un po’ perché se lo merita, poi per liberarmi dell’apprensione che la sua carriera claudicante mi provoca. L’altro giorno ha fatto una gag, pari a una delle grandi battaglie di Salvini contro l’Unione europea, sulle bottiglie con il tappo che non si stacca e “spicchietta” sul naso. I social, valle di taglia­gole, l’hanno subito condannato per cortigianeria. Bastava vedere i minuti successivi per capire che la scenetta era l’acchiappo per smontare il populismo ministeriale. Una lezione di tv, altroché. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1567 di Internazionale, a pagina 106. Compra questo numero | Abbonati