In questi tempi arrivano dagli Stati Uniti reiterate valanghe di protervia, si avverte una generale regressione al darwinismo sociale e sembrano realizzarsi le profezie oligarchiche del Tallone di ferro di Jack London. Quindi arriva come un piccolo miracolo, disponibile su Raiplay, la puntata di Il fattore umano intitolata “Ultima fermata”. Un viaggio nel mondo sommerso a cui si passa di fianco ogni giorno senza guardare. Il mondo sotto la soglia della povertà nel paese guida del primo mondo. Gli autori (Angelo Loy, Martino Mazzonis e Luigi Montebello) sono riusciti in qualcosa che ha lasciato incredulo chiunque si sia allattato alla voce del minotauro, cioè nell’avvicinare la creatura più mitologica della musica americana: Tom Waits. Vederlo saldo e allo stesso tempo fragile nella mareggiata del mondo, seduto tra i suoi strumenti, leggere con gli occhiali parole che accendono la luce su chi non sappiamo vedere ci dice che nessuno ha saputo portare in porto la barca con la sua classe, e ci dà speranza. Ecco un frammento delle sue parole, mentre ci spiega che il Waltzing Matilda di Tom Traubert’s blues era il ballo del sacco sulla schiena di chi era costretto alla peregrinazione perenne. “Ci sono i fatti, i numeri, le statistiche, e sono una cosa, ma a volte una poesia raccoglie le parole che sono cadute sulla pagina, così come il marciapiede raccoglie le persone che vi sono cadute”.

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Questo articolo è uscito sul numero 1607 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati