In una recente puntata del Grande fratello, sullo schermo scorrono i titoli finali. Beatrice Luzzi, attrice promossa opinionista del programma, prende la parola per rivolgere un pensiero a Laura, “la mia ex suocera che ci sta salutando un po’ a tutti e in queste ore se ne andrà”. Sono forse le prime condoglianze anticipate che la tv ricordi. Luzzi le pronuncia con accanto il conduttore Alfonso Signorini che con la mano fa ciao verso la telecamera. Un siparietto che molti hanno trovato allucinante, ma che si presta a essere interpretato come un gesto di schietta laicità. Luzzi brucia sul tempo il destino, senza infingimenti, spalanca la porta prima che il boia possa bussare, nega alla sorte ogni residuo di cristiana speranza, indifferente perfino all’ipotesi ultima e un po’ naif del miracolo. E aggiunge una frase che forse ne spiega l’urgenza: “Non potendo essere lì con lei lo faccio da qua”. A muovere la voce, non è dunque la volontà di catturare la benevolenza emotiva del pubblico, ma la schietta coscienza di essere in diretta, qui e ora, occasione spaziotemporale più certificata e tangibile di una visita al capezzale. Senza ipocrisie, Luzzi squaderna il memento mori che altri scacciano dalla mente con effetti spesso patetici. La grafica del programma manda in sovraimpressione la domanda: “Chi vuoi salvare?”. È riferita ai concorrenti ma nella fattispecie impagina divinamente questa riedizione pop del Settimo sigillo. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1583 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati