La Rai conserva ancora qualche ambizione pedagogica. Non per insegnare, ma come contraltare alla fredda industria dei format. Anche se con pudore, il servizio pubblico trova sempre lo spazio per servire un contenuto, un’allusione vagamente culturale o scientifica che argini il nostro sbracamento e onori lo statuto etico dell’azienda. Un caso recente è Se mi lasci non vale, su Rai Due, condotto da Luca Barbareschi. Richiama vagamente il popolarissimo Temptation island (Canale 5). Ma se lì l’obiettivo è far scoppiare le coppie, qui, al contrario, si tenta di ricomporre legami sull’orlo di una crisi. Lì un resort a cinque stelle, tra palme e divani a bordo piscina, qui una villa alle porte di Roma con camerette e armadi a muro. Lì long drink e balli sotto le stelle, qui prove per misurare la fiducia e test attitudinali. Lì corna e languori, qui pianti e confessioni. Lì l’attenzione morbosa per i tradimenti, qui sedute di coppia, con la psicologa a indagare su passato e recriminazioni. Lì un ricorso al sotterfugio, qui la conferma che tutte le coppie infelici sono uguali. Lì sfuriate e pettorali, qui lei in stato di abbandono e lui con l’espressione di chi ha appena fatto un frontale. Per tenere vivo l’approccio pedagogico, Barbareschi ripete che si tratta di un esperimento sociale, un po’ come la sua vita, che sembra offrire spunti per tutte le commedie. Ma la pedagogia ha questo limite: circoscrive bene l’isola ma la svuota di ogni tentazione. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1586 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati