L’invasione russa dell’Ucraina e le conseguenze che sta provocando un po’ ovunque mostrano che ormai tutto è interconnesso, che “oggi qualsiasi guerra, ovunque si svolga, è una guerra mondiale”. E la pandemia ha chiarito che nessun paese è autosufficiente. I tempi sono dunque più che maturi per riflettere su un modo condiviso di governare il pianeta. Lo fa il politologo Anthony Pagden ripercorrendo tre sviluppi storici che ci hanno portato alla situazione presente: il formarsi degli stati nazione e la loro crisi; l’evoluzione di un diritto internazionale e di un cosmopolitismo giudiziario volti a regolarne i rapporti reciproci; il processo della globalizzazione economica, di cui si mettono qui in luce anche i lati positivi. Passate in rassegna le varie possibilità di arrivare a un vero governo o anche solo a una governance mondiale, viene proposta una “federazione di federazioni” fondata sul principio di sussidiarietà, della quale si rinviene un precedente nell’impero universale immaginato da Dante nella Monarchia, con un tribunale a svolgere il ruolo che lì aveva l’imperatore. Si tratta di un riferimento solo in apparenza sorprendente per un illuminista come Pagden, il cui saggio scorrevole e vivace, forse un po’ troppo ottimista, è una riflessione utile per combattere e superare gli orizzonti angusti e pericolosi dei nuovi nazionalismi. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1528 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati