Il romanzo storico ha una necessità maggiore di altri, al tempo di un analfabetismo laureato e diplomato, di vaghe o rigide specializzazioni accademiche. Ben venga dunque il romanzo di Maggiani che parla di anarchici e ribelli, letto in alternanza al saggio di Piero Brunello, Storie di anarchici e di spie “nell’Italia liberale” (Donzelli), alla felice ristampa del Kropotkin di Luigi Fabbri (Zero in Condotta), al doveroso omaggio di Eleuthera a Carlo Doglio architetto libertario e alla furiosa autobiografia di Claire Goll, Cercando di afferrare il vento, contro i maschi famosi che ha conosciuto e sofferto, curata da Dario Borso per Prospero. I libertari vanno di moda? Solo nei libri, ma questo indica un bisogno di ideali e modelli forti di cui i giovani più inquieti cominciano a sentire il bisogno, pensando senza internet al “che fare?”contro la sudditanza al potere. Maggiani parla di “risposte che sembrano domande”, di vite e di lotte, dei no indispensabili e dei sì che lo sono altrettanto, e confronta personaggi di invenzione (non troppa) con altri reali che hanno saputo dire no alle lusinghe stravincenti oggi anche tra chi si vuole artista e narratore. E allora, affrontiamo anche le splendide foto e poesie sul Nostro volto italico più vero secondo Franco Marcoaldi e Tomaso Montanari (Einaudi). E la Rivoluzione. 1789-1989 di Enzo Traverso (Feltrinelli), anche per non rifare gli stessi errori. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1438 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati