Dobbiamo distruggere tutto e ricominciare da capo, dice la protagonista di Cenerentola è morta. E qui a essere distrutta è la favola che tutti conoscono. Kalynn Bayron, evidentemente stanca della tradizione e anche della melassa che si porta dietro, crea una nuova cornice. Che noia il Principe azzurro salvatore di donne in difficoltà, che noia il colpo di fulmine fatale, e che noia avere come unico scopo della vita farsi corteggiare, andare a un ballo, vestirsi da sogno ed essere date in sposa a qualche sconosciuto. È per la noia, per la rabbia, per la propria identità femminista che l’autrice distrugge il classico “e vissero felici e contenti” per immettere nella storia un po’ di mistero, un po’ di horror, un po’ di sana ironia. Bayron ribalta tutto. Crea un mondo distopico, di Cenerentole in trappola, dove quel “e vissero felici e contenti” assume tutto un altro sapore, sinistro e patriarcale. A emergere dalla folla sarà una ragazza queer, Sophia Grimmins, innamorata e caparbia che non vuole nessun principe azzurro, ma vuole essere libera, essere se stessa. Perché le nuove Cenerentole si salvano da sole. Senza bisogno di elemosinare attenzione dal patriarcato. Un young adult di lotta adatto a tutte le età. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1552 di Internazionale, a pagina 85. Compra questo numero | Abbonati