Nel 2015 Greg Becker, all’epoca presidente della Silicon Valley Bank (Svb), fece pressione sul congresso degli Stati Uniti per ottenere un’esenzione dalle nuove regole imposte al settore bancario dopo il crollo finanziario del 2008, a suo dire inutili e dannose. Becker, senza remore nel lodare se stesso, sosteneva che sulle operazioni della sua banca non serviva alcun controllo, perché la Svb aveva “una profonda conoscenza del suo mercato di riferimento e disponeva di solidi meccanismi di gestione del rischio”. Tre anni dopo il presidente degli Stati Uniti Donald Trump firmava l’Economic growth act, una legge che allentava le regole per il settore bancario introdotte dall’amministrazione di Barack Obama. I fatti degli ultimi giorni hanno dato ragione a chi criticava l’Svb. A quanto pare, i “solidi meccanismi di gestione del rischio” erano del tutto inesistenti. Anzi, l’istituto ha adottato una strategia azzardata che il 10 marzo l’ha portato al collasso, il secondo fallimento bancario nella storia degli Stati Uniti.
Alla radice di questa crisi c’è il profondo legame tra la banca e la comunità delle startup della Silicon valley. Queste aziende hanno prosperato quando i tassi d’interesse erano molto bassi, un’epoca compresa tra il 2008, anno in cui il costo del denaro fu ridotto per contrastare la recessione provocata dal crollo finanziario, e il 2022, quando i timori legati all’inflazione hanno fatto salire i tassi. In quella fase per le startup tecnologiche era facile ottenere finanziamenti attraverso le aziende di venture capital (fondi d’investimento specializzati nell’avvio di nuove attività). E più crescevano più avevano bisogno di capitali. Operando in settori ancora da esplorare, non ci si aspettava che le startup facessero soldi subito, ma che ne consumassero. In questo contesto l’Svb si era affermata come la banca di riferimento delle startup. La sua strategia prevedeva l’investimento dei depositi in obbligazioni a lungo termine, una scelta apparentemente prudente, legata al suo ruolo di “cassetta di sicurezza” per le aziende clienti. Come ha spiegato il Financial Times, l’obiettivo era “rafforzare il bilancio della banca nel caso in cui svanissero i finanziamenti dei fondi d’investimento”.
Situazione precaria
Questa strategia aveva senso solo a condizione che i tassi d’interesse restassero bassi e che le startup continuassero a ricevere liquidità sufficiente e quindi a pompare denaro nei loro depositi. L’aumento dei tassi d’interesse ha cambiato entrambe le dinamiche: i correntisti hanno cominciato a prelevare più denaro del solito, risorse che la banca non aveva a disposizione perché i suoi investimenti erano bloccati nelle obbligazioni a lungo termine. Ciò che ha reso la situazione ancora più precaria è stato il fatto che l’Svb non aveva bilanciato la dipendenza da questi titoli con investimenti meno esposti alle fluttuazioni dei tassi d’interesse.
Come ha sottolineato lo storico Adam Tooze, “quando i tassi d’interesse salgono, le obbligazioni si svalutano. In base a una stima approssimativa, l’Svb ha perso circa un miliardo di dollari ogni volta che i tassi sono aumentati dello 0,25 per cento. Nell’ultimo anno la Federal reserve (Fed, la banca centrale degli Stati Uniti) li ha incrementati del 4,5 per cento”.
Il potere coercitivo dello stato è usato per salvare individui irresponsabili
Le voci sulla debolezza dell’Svb si rincorrevano da mesi. All’inizio di marzo i sospetti hanno raggiunto un punto critico, innescando una corsa ai prelievi. Il 10 marzo la banca ha ceduto il controllo delle operazioni alla Federal deposit insurance corporation (Fdic, l’agenzia governativa che assicura i depositi bancari e gestisce la liquidazione delle banche insolventi), alimentando la possibilità di una crisi per molte startup della Silicon valley, che spesso avevano depositi superiori ai 250mila dollari, la cifra di cui l’agenzia garantisce il rimborso. Un cliente dell’Svb, il servizio di streaming Roku, aveva depositato 487 milioni di dollari.
La banca californiana aveva chiaramente una strategia d’investimento imprudente. Qualcuno potrebbe sostenere che anche i clienti sono stati sconsiderati, ma loro avevano buone ragioni per credere che il governo li avrebbe salvati dalla loro follia. C’è chi aveva previsto uno sviluppo simile. Il 23 febbraio il giornalista finanziario Bryne Hobart ha pubblicato un’analisi in cui scriveva che le finanze dell’Svb erano precarie, ma aggiungeva che “se la banca dovesse avere problemi, ci sono ottimi motivi politici per pensare che i clienti non ne pagherebbero le conseguenze. I grandi finanziatori delle campagne elettorali spesso investono nella Silicon valley”. L’analisi cinica di Hobart si è dimostrata esatta. Quello che è successo dimostra alla perfezione quanto fossero veritiere le parole pronunciate nel 1968 da Martin Luther King Jr.: “Spesso in America abbiamo il socialismo per i ricchi, mentre ai poveri tocca lo spietato capitalismo d’impresa”.
Quando l’Svb ha cominciato ad affondare, i miliardari della Silicon valley e i loro alleati politici hanno immediatamente chiesto di salvare i clienti della banca. Come per incanto, tutti gli assolutisti del libero mercato che adorano le politiche d’austerità e invitano i poveri a cavarsela da soli hanno scoperto il valore dell’intervento dello stato nell’economia. Lawrence Summers, ex segretario del tesoro di Bill Clinton, ha dichiarato che “è assolutamente necessario che i correntisti siano risarciti”. Poi ha aggiunto: “Non è il momento di parlare di azzardo morale” (quando chi prende un rischio sa che le conseguenze negative ricadranno su qualcun altro). In precedenza, tuttavia, Summers non aveva esitato a invocare l’azzardo morale per opporsi alla riduzione del debito degli studenti. Il 14 ottobre 2022 il miliardario David Sacks, tra i primi investitori in aziende come PayPal e Facebook e finanziatore entusiasta della destra, scriveva su Twitter: “L’idea che il governo, il contribuente o qualsiasi azienda statunitense possano essere costretti a finanziare dei sussidi è assurda”. Il 10 marzo ha invertito la rotta: “Fermate questa crisi ora. Annunciate che tutti i correntisti saranno al sicuro”. Sam Altman, amministratore delegato della OpenAi, ha tirato in ballo un presunto rancore contro il settore tecnologico: “Se l’Svb si fosse chiamata Farmers Bank Of Santa Clara, il problema sarebbe stato risolto subito. Sfortunatamente la questione è diventata politica”. In realtà, come ha sottolineato il giornalista John Ganz, è successo l’esatto contrario. Negli anni ottanta e novanta, infatti, il governo permise che molte banche regionali usate dai coltivatori fallissero, con effetti disastrosi sull’agricoltura.
L’amara verità è che la Silicon valley ha vinto grazie al polverone sollevato e agli agganci importanti dei correntisti. Il 12 marzo l’Fdic ha annunciato che risarcirà integralmente i clienti dell’Svb. Tecnicamente questa procedura non prevede il ricorso al denaro dei contribuenti, ma resta il fatto che il potere coercitivo dello stato è usato per salvare individui finanziariamente irresponsabili dalle conseguenze delle loro azioni. Summers magari non se ne accorgerà, ma in questo caso è lecito parlare di azzardo morale.
Nel 2018 il senatore democratico Bernie Sanders aveva messo in guardia contro i possibili fallimenti delle banche a causa dell’allentamento delle regole. La sua previsione si è rivelata corretta. Ora l’amministrazione Biden, con questa sorta di salvataggio segreto, presta il fianco agli attacchi politici. È facile immaginare come Donald Trump o Ron DeSantis strumentalizzeranno la vicenda accusando l’amministrazione democratica di aver protetto i capitalisti della Silicon valley. Già ora la destra sta cercando di incolpare i progressisti per il crollo dell’Svb. Naturalmente dal punto di vista fattuale non ha appigli, ma è l’ennesima occasione in cui sfrutta una crisi per dare sfogo al suo fanatismo. Considerando il rischio di abusi demagogici, è indispensabile che la Casa Bianca sottolinei le responsabilità di Trump nell’allentamento delle regole. Bisogna rafforzare le norme. Se i democratici saranno solo capaci di salvare gli investitori ricchi, saranno travolti dalla rabbia dei cittadini comuni. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1503 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati