Il 27 dicembre 2024 uno dei telescopi del programma Atlas, che monitora gli asteroidi in grado di colpire la Terra, ha individuato un piccolo corpo celeste che si allontanava dal nostro pianeta. Le nuove osservazioni hanno rivelato che l’orbita dell’asteroide, denominato 2024 Yr4, potrebbe portarlo a scontrarsi con noi il 22 dicembre del 2032. Può sembrare la trama di un brutto film hollywoodiano, ma in realtà non c’è motivo di farsi prendere dal panico.

Orbitando intorno al Sole, la Terra incontra continuamente polvere e detriti risalenti alla nascita del sistema solare. Lo spazio intorno a noi ne è pieno, e le meteore visibili ogni notte ne sono la prova. La maggior parte dei detriti però è di dimensioni molto piccole, quindi gli impatti di corpi celesti in grado di mettere in pericolo la vita sul pianeta sono molto meno frequenti. Il più famoso risale a circa 66 milioni di anni fa, quando un asteroide di almeno dieci chilometri di diametro si schiantò sulla Terra causando un’estinzione di massa che eliminò circa il 75 per cento di tutte le specie esistenti.

Per fortuna eventi simili sono rarissimi. Secondo le attuali stime si calcola che i corpi celesti come quello, che ha cancellato i dinosauri, colpiscano la Terra ogni cinquanta milioni di anni. Impatti minori, invece, sono più comuni. Il 30 giugno 1908, in una zona scarsamente popolata della Siberia, ci fu una grande esplosione. Quando raggiunsero il sito della deflagrazione, gli esploratori si trovarono davanti uno spettacolo sorprendente: una foresta rasa al suolo con gli alberi caduti tutti nella stessa direzione. Mentre si spostavano si sono accorti che la direzione degli alberi cambiava: tutti puntavano verso l’epicentro dell’esplosione. L’evento di Tunguska distrusse una superficie di quasi 2.200 chilometri quadrati. Per fortuna quella foresta era molto isolata. Oltre alle piante e agli animali, si pensa che siano morte al massimo tre persone. Secondo alcuni esperti, collisioni di questa portata possono capitare in media una volta al secolo, secondo altri una ogni diecimila anni circa. La realtà è che non lo sappiamo con certezza. Più di recente un impatto meno grave ha attirato molta attenzione. Il 15 febbraio 2013 un asteroide di circa 18 metri di diametro è precipitato vicino alla città di Čeljabinsk, in Russia. L’esplosione, avvenuta a circa 30 chilometri dalla superficie terrestre, ha generato una potente onda d’urto e un lampo molto intenso, danneggiando palazzi, distruggendo finestre e ferendo quasi 1.500 persone, anche se non ci sono stati morti. Quell’evento ci ha ricordato che la Terra sarà colpita di nuovo. È solo questione di tempo. Il che ci riporta a 2024 Yr4.

Un altro giro

L’asteroide è sotto stretta sorveglianza da poco più di un mese. È stato scoperto alcuni giorni dopo essersi avvicinato a noi e ora si sta allontanando nelle profondità del sistema solare. Entro aprile non sarà più visibile nemmeno con i telescopi più potenti. Le osservazioni hanno permesso di calcolarne il movimento nel tempo, determinando la sua orbita intorno al Sole. Così è emerso che il 22 dicembre del 2032 passerà molto vicino al nostro pianeta, forse troppo.

Al momento i modelli del percorso dell’asteroide hanno un’incertezza di circa centomila chilometri sulla sua posizione quando arriverà nel punto più vicino alla Terra. Dato che ha un diametro di circa 12mila chilometri, la Terra rientra in quella regione d’incertezza. I calcoli suggeriscono che c’è una probabilità su 77 che l’asteroide si schianti sul nostro pianeta. Ovviamente, questo significa che ci sono 76 probabilità su 77 che ci manchi.

A ogni nuova osservazione gli astronomi raccolgono maggiori informazioni sull’orbita di 2024 Yr4, per cui le probabilità di collisione che si trovano online possono cambiare. Nei prossimi due mesi avremo un’idea più chiara di dove si troverà nel dicembre 2032, ma sarà difficile sapere con certezza se siamo al sicuro. Per fortuna l’asteroide si avvicinerà di nuovo alla Terra nel dicembre 2028, passando a circa otto milioni di chilometri da noi, e gli astronomi saranno pronti a effettuare una vasta gamma di osservazioni che ci aiuteranno a capire la forma e la dimensione dell’oggetto e a stabilire con incredibile precisione dove sarà nel 2032. Dopo questo passaggio sapremo con certezza se la collisione ci sarà. In tal caso potremo anche prevedere dove, forse con un’approssimazione di poche decine di chilometri.

Attualmente non conosciamo le esatte dimensioni dell’asteroide. Dovremo perciò calcolarla ricavandola dalla luminosità. Secondo le stime attuali ha un diametro compreso tra i 40 e i 100 metri, a seconda di quanto è capace di riflettere la luce. Le conseguenze di una collisione dipenderebbero dal materiale di cui è composto. L’ipotesi più plausibile è che sia un ammasso di detriti rocciosi. In tal caso, l’impatto sarebbe molto simile a quello di Tunguska del 1908. L’asteroide esploderebbe nell’atmosfera, e l’onda d’urto raggiungerebbe la superficie terrestre. L’impatto di Tunguska rase al suolo una foresta grande quanto una città.

Un’altra ipotesi è che l’asteroide sia fatto di metallo. In base alla sua orbita sembra improbabile, ma non possiamo escluderlo. In questo caso riuscirebbe ad attraversare intatto l’atmosfera e si schianterebbe sulla superficie terrestre formando un cratere che potrebbe essere largo più di un chilometro e profondo circa duecento metri, simile al Meteor Crater in Arizona. Sarebbe un evento disastroso per le zone colpite, ma non avrebbe altre conseguenze.

Sapere che in ogni caso la Terra sarà colpita di nuovo, da 2024 Yr4 o da qualcos’altro, potrà sembrare una pessima notizia, eppure c’è un lato positivo. Sul nostro pianeta la vita esiste da più di tre miliardi di anni, e in tutto questo tempo sono avvenuti molti impatti devastanti. A quanto ne sappiamo, però, nessuna specie ha mai compreso il pericolo, individuato le minacce in anticipo o fatto qualcosa per scongiurarle. Almeno finora.

Negli ultimi anni sono stati scoperti undici asteroidi prima che ci colpissero e in ogni occasione è stato previsto dove sarebbero caduti.Nel 2022 la missione Dart della Nasa ha anche dimostrato che è possibile deviare la traiettoria dei corpi celesti potenzialmente minacciosi. Quindi niente panico, mettetevi comodi e godetevi lo spettacolo. ◆ sdf

Jonti Horner insegna astrofisica alla University of Southern Queensland, in Australia.

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Questo articolo è uscito sul numero 1600 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati