Loris è un trentenne precario, negli affetti e nel lavoro. Lo troviamo sdraiato sul pavimento del bagno, mentre interagisce con Catastrofe, una creatura con le fattezze di una ragazza, prodotta dalla sua mente, dotata di caratteristiche soprannaturali, ma non per questo meno reale. È aguzzina e angelo, è causa ed effetto. Jo, la fidanzata di Loris, non riesce più ad avere una relazione con quello che considera il guscio vuoto di qualcuno che amava. La scrittura di Caminito, con la penna a cui ci ha già abituato, segue il ritmo dell’ipocondria di Loris: è ossessiva, intrusiva, angosciante. La sua vita si staglia grigia e immobile, mentre quella degli altri brilla e si muove in avanti. A dare delle risposte è una narrazione che si fa lirica e torna indietro, all’infanzia e a nonno Tempesta come porti sicuri, componendo il ritratto di un’esistenza che diventa meno incomprensibile solo riavvolgendo il nastro. È lì, dalla vita di Loris, che nasce Catastrofe. In questa ricerca l’autrice accompagna il lettore spolverando un po’ alla volta, scavando, scoprendo tra gli accumuli, e lo fa con una lingua che non si nasconde, ma che restituisce la realtà disarmante e corporea di una generazione fragile, schiacciata da mali che non esistono, che in questa età adulta ruvida e aggressiva cerca di esistere, riconosciuta e compresa, più che sopravvivere. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1588 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati