Amazon ritira l’ultimatum

Il 17 gennaio Amazon ha dichiarato che non bloccherà più i pagamenti con carte di credito Visa emesse nel Regno Unito, scrive la Bbc. Il colosso statunitense del commercio on­line aveva annunciato la misura a partire dal 19 gennaio, sostenendo che la Visa aveva aumentato eccessivamente le provvigioni sui pagamenti effettuati nel Regno Unito. Ora le due aziende stanno trattando per arrivare a un compromesso. La posta in gioco è troppo alta per andare a uno scontro a oltranza, osserva il quotidiano svizzero Neue Zürcher Zeitung: Amazon controlla un quarto del mercato del commercio online britannico, che è il più ricco d’Europa.

Pochi ricchi, molti poveri

Le dieci persone più ricche del mondo hanno un patrimonio che vale circa 1.500 miliardi di dollari, scrive Die Tageszeitung. Secondo l’ong britannica Oxfam, dopo l’esplosione della pandemia queste persone hanno raddoppiato la loro ricchezza, ma allo stesso tempo circa 160 milioni di persone sono finite sotto la soglia della povertà.

I nuovi beni rifugio

“La costante svalutazione della lira sta spingendo sempre di più i turchi ad abbandonare la valuta locale in favore delle criptovalute, che di certo non hanno la fama di essere investimenti sicuri”, scrive il Wall Street Journal. Secondo la società di ricerche Chainaly­sis, negli ultimi tre mesi del 2021 il valore medio giornaliero delle lire turche investite in criptovalute ha raggiunto gli 1,8 miliardi di dollari. La cifra è stata calcolata in base ai dati forniti da tre borse di criptovalute. Si tratta di volumi ancora modesti, spiega il quotidiano, visto che nel 2019 le transazioni quotidiane con la lira turca erano arrivate a 71 miliardi. I turchi sembrano preferire in particolare tether, una criptovaluta il cui valore è legato al dollaro.

Debiti in scadenza

Colombo, Sri Lanka, 4 gennaio 2022 (Eranga Jayawardena, Ap/LaPresse)

Quest’anno i paesi più poveri del mondo hanno debiti in scadenza per 10,9 miliardi di dollari. Molti di loro hanno respinto alcuni programmi d’aiuto internazionali preferendo rivolgersi ai mercati per finanziare la loro risposta alla pandemia, scrive il Financial Times. Tuttavia, i 42 paesi che hanno aderito a progetti come la Debt service suspension initiative, un programma per il rinvio delle scadenze dei debiti voluto dal G20 (il gruppo delle principali economie mondiali), da quest’anno devono ricominciare a pagare le rate sospese nel 2020 e nel 2021. I 74 paesi classificati a basso reddito dovranno rimborsare nel complesso 35 miliardi di dollari. Secondo la Banca mondiale si tratta di un aumento del 45 per cento rispetto al 2020. L’istituto prevede che quest’anno il 60 per cento dei paesi a basso reddito sarà costretto a ristrutturare il debito pubblico. Tra gli stati più in difficoltà ci sono lo Sri Lanka, che secondo l’agenzia di rating Standard & Poor’s rischia seriamente l’insolvenza, il Ghana, El Salvador e la Tunisia. ◆

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1444 - 21 gennaio 2022
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