Asia e Pacifico

Acclamato come un messia

Anwar Ibrahim e la moglie Wan Azizah Wan Ismail. Kuala Lumpur, Malaysia, 24 novembre 2022. (Foto di Mohd Rasfan, Afp/Getty)

Il 24 novembre Anwar Ibrahim è diventato primo ministro della Malaysia con l’incarico di formare un governo di unità nazionale dopo che la Pakatan Harapan, la “coalizione della speranza” progressista da lui guidata, ha vinto le elezioni del 19 novembre senza conquistare la maggioranza parlamentare necessaria per governare. “Dopo aver passato vent’anni all’opposizione, di cui dieci in prigione, la nomina di Anwar è stata celebrata come l’avvento di un messia, capace di risolvere la crisi economica e di sanare le divisioni etniche e religiose che dividono il paese. Ma proprio le alte aspettative possono ostacolare la sua azione politica”, scrive Asia Sentinel. “Governare al fianco dei partiti accusati di corruzione in campagna elettorale rende meno credibile la promessa fatta da Anwar di rinnovare la politica malaysiana”.

Un arcipelago all’asta

La riserva di Widi (Sothebys)

Tra l’8 e il 14 dicembre un arcipelago indonesiano composto da cento isole disabitate sarà messo all’asta a New York, scrive il Guardian. La riserva di Widi, distribuita su un’area marina protetta di diecimila ettari a nordest dell’isola di Bali, è uno degli ecosistemi corallini più integri del pianeta e in molti temono che appaltare lo sviluppo economico a terzi possa comprometterne la biodiversità. La privatizzazione, inoltre, minaccia il sostentamento delle comunità locali che pescano in quest’area.

I diritti lgbt+ in stallo

Il 30 novembre il tribunale di Tokyo ha stabilito che il divieto di matrimonio tra persone dello stesso sesso è costituzionale, ma che la mancanza di protezioni legali per coppie e famiglie gay viola i loro diritti umani. Il Giappone è l’unico stato del G7 che non consente il matrimonio tra persone dello stesso sesso. “È una sentenza abbastanza positiva”, ha dichiarato al Japan Times Nobuhito Sawasaki, uno degli avvocati coinvolti nel caso, che la interpreta come il suggerimento a colmare un vuoto legale. Tokyo aveva aperto un registro delle unioni civili lo scorso 1 dicembre.

È morto Jiang Zemin

Il 30 novembre la Xinhua, l’agenzia di stampa cinese, ha dato la notizia della morte a Shanghai di Jiang Zemin, 96 anni, il presidente della Cina dal 1993 al 2003. Era malato di leucemia e non si vedeva in pubblico dal 1 ottobre 2019, quando aveva partecipato dagli spalti alla parata militare per celebrare i settant’anni dalla fondazione della Repubblica popolare. Diventato segretario di partito subito dopo la repressione delle manifestazioni di piazza Tiananmen nel 1989, Jiang è stato il primo leader cinese a non aver combattuto al fianco di Mao Zedong e a garantire al suo successore Hu Jintao un tranquillo passaggio di potere. Sotto di lui Hong Kong è stata restituita alla Cina (1997), i gruppi che facevano capo al movimento religioso del Falun Gong sono stati repressi come minaccia della sicurezza nazionale (1999), il partito ha permesso l’iscrizione anche agli imprenditori (2001) e la Cina è entrata nell’Organizzazione mondiale del commercio (2001).

Tornano i nazionalisti

“Il 26 settembre a Taiwan si sono svolte le elezioni amministrative e il partito nazionalista (Kuomintang, all’opposizione nel parlamento) ha conquistato la maggioranza delle città e delle province in palio, tra cui la capitale Taipei”, scrive il Taipei Times. “Il nuovo sindaco si chiama Chiang Wan-an, ha 43 anni ed è il pronipote di Chiang Kai-shek, il leader nazionalista cinese rifugiato nell’isola dal 1949. Dopo i risultati la presidente Tsai Ing-wen ha offerto le dimissioni dalla segreteria del Partito democratico progressista (Dpp), assumendosi la responsabilità della sconfitta. Secondo gli osservatori il suo errore è stato di aver trasformato le elezioni locali in un voto per la democrazia e contro il bellicismo del governo cinese.

Divieto di sciopero

Uiwang, 24 novembre 2022 (SeongJoon Cho, Bloomber/Getty)

Il 24 novembre i camionisti sudcoreani sono entrati in sciopero per la seconda volta in sei mesi: chiedono migliori condizioni di lavoro, scrive Korea Pro. Un provvedimento del governo del 29 novembre ha dichiarato lo sciopero illegale e costretto gli autotrasportatori a interromperlo. La mobilitazione di giugno, durata otto giorni, aveva generato perdite per 1,2 miliardi di dollari.

Altro da questo numero
1489 - 2 dicembre 2022
Abbonati a Internazionale per leggere l’articolo.
Gli abbonati hanno accesso a tutti gli articoli, i video e i reportage pubblicati sul sito.
Black Friday Promo