Ludwig van Beethoven morì a 56 anni, probabilmente a causa di una cirrosi epatica aggravata da vari fattori. Il sequenziamento parziale del dna estratto da cinque ciocche di capelli del compositore ha permesso di rilevare due varianti genetiche associate a malattie del fegato. Queste varianti, combinate a un consumo eccessivo di alcol, documentato nei suoi “quaderni di conversazione”, avrebbero favorito lo sviluppo della cirrosi epatica. Da altre analisi è emersa anche un’infezione da virus dell’epatite B. Tutti questi fattori avrebbero attivato la malattia cronica dormiente pochi mesi prima della sua morte, scrive Current Biology. Quasi duecento anni dopo la scomparsa di Beethoven, si sa quindi di più sulle malattie che lo afflissero e lo allontanarono dalla vita sociale. Per capire se anche l’ipoacusia progressiva del compositore avesse origini genetiche serviranno però ulteriori analisi.
Come morì Beethoven
L’empatia dei pesci
I pesci sarebbero capaci di condividere le emozioni con i loro simili. Questa capacità, nota come empatia, è tipica degli esseri umani ma è presente anche in animali come scimmie, elefanti e delfini. Ora alcuni ricercatori hanno osservato questo comportamento nei pesci, e in particolare nel danio zebrato (Danio rerio). I pesci distinguono tra esemplari rilassati e sotto stress, e tendono ad avvicinarsi a questi ultimi, come per consolarli. Il comportamento dipende dall’ossitocina, un ormone presente anche nei mammiferi. Anche le aree del cervello che si attivano sono simili. I ricercatori hanno stabilito che senza ossitocina i pesci non riescono a riconoscere lo stato emotivo dei loro simili e sviluppano risposte antisociali. La condivisione di uno stesso meccanismo emotivo in animali molto diversi fa pensare che questa capacità sia antica, forse ereditata dall’ultimo antenato comune a mammiferi e pesci, vissuto 450 milioni di anni fa. Lo studio s’inserisce in un acceso dibattito sulla possibilità che i pesci e gli invertebrati abbiano un certo grado di esperienza soggettiva, e siano quindi capaci di percepire sensazioni come il dolore e il piacere.
I circuiti della fame
Riprendere i chili persi dopo una dieta dimagrante dipende dal cervello. Da uno studio sui topi pubblicato su Cell Metabolism è emerso che quando si è a digiuno si attivano nell’ipotalamo dei neuroni che rilasciano una molecola. Questa molecola a sua volta amplifica i segnali nervosi dei neuroni AgRP, che sono dei regolatori dell’appetito: si accendono quando il corpo è a corto di carburante, provocando una fame intensa. Terapie mirate per regolare questi circuiti cerebrali potrebbero prevenire l’effetto yo-yo: quasi la metà delle persone obese che seguono una dieta riacquista il peso perso entro cinque anni.
Sistemi planetari simili
Il sistema planetario della stella nana rossa Trappist 1, composto da sette pianeti, appare molto simile al nostro sistema solare. Secondo uno studio pubblicato su Nature, il pianeta più vicino alla stella (nell’illustrazione) è molto caldo e quasi, o forse del tutto, privo di atmosfera. Le osservazioni sono state effettuate con il telescopio spaziale James Webb. Ora gli astronomi analizzeranno le caratteristiche degli altri pianeti del sistema. La stella Trappist 1 si trova a circa quaranta anni luce dal Sole.
Lezioni di guida
Lo sviluppo dei veicoli a guida autonoma potrebbe trarre beneficio da una diversa strategia di addestramento dell’intelligenza artificiale, scrive la rivista britannica Nature. Invece di affrontare condizioni di traffico normali, il sistema dovrebbe condividere la strada con altre forme d’intelligenza artificiale, istruite a guidare in modo pericoloso. Secondo i ricercatori, sottoporre il sistema a situazioni rare nel mondo reale renderebbe le auto più sicure.
Botanica La Gorteria diffusa è una piccola pianta dell’Africa australe. I suoi petali colorati hanno un disegno che somiglia alle femmine delle mosche. I maschi, tratti in inganno, si posano sui petali e contribuiscono all’impollinazione dei fiori. I geni di questi petali, scrive Current Biology, si sono sviluppati in tempi relativamente recenti, circa due milioni di anni fa, a partire da altri geni legati alle radici e alla gestione del ferro.
Covid-19 Un nuovo studio pubblicato su Jama Internal Medicine analizza a fondo i fattori di rischio associati al long covid. Oltre alle persone che hanno avuto una forma grave della malattia, hanno una maggiore probabilità di sviluppare sintomi a lungo termine le donne, i soggetti obesi e quelli che fumano o hanno altre patologie. La vaccinazione è invece associata a una riduzione del rischio.
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