Durante il suo viaggio nei Paesi Bassi e in Danimarca, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha ottenuto per la prima volta impegni chiari sugli aerei da combattimento statunitensi F16 che il suo governo chiede da mesi agli alleati occidentali. In totale i due paesi potrebbero fornire a Kiev fino a 61 velivoli. La consegna è già stata autorizzata da Washington, ma avverrà solo dopo che i piloti e il personale di terra avranno ricevuto l’addestramento necessario, il che significa che gli F16 non potranno essere operativi prima del 2024 inoltrato, spiega Politiken.
Kiev ottiene gli F16
Precipita l’aereo di Prigožin
Il 23 agosto uno degli aerei della compagnia militare privata russa Wagner di Evgenij Prigožin ( nella foto ) è precipitato con dieci persone a bordo mentre era in volo tra Mosca e San Pietroburgo. Sulla lista dei passeggeri era registrato anche Prigožin. A giugno i mercenari del gruppo Wagner, impegnati da mesi nel conflitto ucraino, erano stati protagonisti di una rivolta contro il Cremlino. La ribellione era poi rientrata prima di raggiungere Mosca.
L’assedio del Karabakh
Il blocco del corridoio di Laçın imposto dall’Azerbaigian rischia di provocare una crisi umanitaria nel Nagorno Karabakh, dove vivono circa 120mila armeni, scrive Der Standard. La strada, che collega l’enclave all’Armenia, è stata conquistata dalle forze azere durante la guerra del 2020, ma in base al cessate il fuoco mediato dalla Russia avrebbe dovuto restare percorribile. Negli ultimi mesi però gli azeri hanno gradualmente limitato il passaggio, fino a bloccare anche la consegna dei prodotti di prima necessità e degli aiuti internazionali, sostenendo che dovrebbero seguire un altro percorso attraverso l’Azerbaigian. Erevan accusa Baku di voler costringere gli armeni ad abbandonare il Nagorno Karabakh, approfittando del fatto che la Russia, indebolita dalle sanzioni occidentali per la guerra in Ucraina, non può permettersi di perdere il suo sostegno .
Missione impossibile
Al termine delle consultazioni con i rappresentanti delle forze politiche, il re di Spagna Felipe VI ha conferito al leader del Partito popolare (Pp) Alberto Núñez Feijóo l’incarico di formare un governo, pur sapendo che le sue possibilità di successo sono praticamente nulle. Il Pp è risultato il primo partito alle elezioni del 23 giugno, ma la sua ipotetica coalizione, che include Vox (estrema destra) e due piccoli partiti regionali, dispone solo di 172 voti in parlamento rispetto ai 176 necessari. In caso di fallimento la palla passerà al premier Pedro Sánchez, la cui rielezione è apparsa più probabile dopo la nomina alla presidenza del congresso della socialista Francina Armengol, ottenuta grazie ai voti di Junts x Catalunya. In cambio del suo sostegno però il partito indipendentista catalano chiede concessioni potenzialmente esplosive, come l’amnistia per i leader separatisti e l’autorizzazione di un referendum sulla secessione della regione, che Sánchez non sembra disposto a soddisfare. ◆
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