Quando si impara a suonare uno strumento musicale il cervello ottimizza le proprie funzioni. Le scansioni con risonanza magnetica del cervello di 24 studenti durante 26 settimane di lezioni di pianoforte mostrano che suonando aumenta l’attività delle aree cerebrali coinvolte nell’elaborazione dei suoni e nella pianificazione ed esecuzione dei movimenti. Man mano che i principianti si esercitano con brani più complessi le aree motorie sono meno attive, spiegano gli autori dello studio in un articolo in attesa di revisione pubblicato su bioRxiv. Inoltre, solo inizialmente, sono più attive altre regioni coinvolte nel coordinamento del movimento, nell’integrazione sensoriale, nella memoria e nel controllo dei movimenti volontari. Di pari passo con il crescere delle abilità, prevalgono quei processi neurali che migliorano le competenze musicali.
Nel cervello di un pianista
Dalla formica al bufalo
“L’attività umana sta determinando una rapida perdita di biodiversità globale, attraverso il declino di specie singole e la distruzione totale degli ecosistemi”, scrive in un commento la rivista scientifica Science. In alcuni casi gli effetti del disturbo antropico sono indiretti e difficilmente prevedibili. Un esempio è il caso della formica Pheidole megacephala, una specie invasiva originaria delle Mauritius. La formica è stata diffusa involontariamente dagli esseri umani e ha raggiunto diverse parti del mondo, compresa l’area protetta di Ol Pejeta, in Kenya, dove ha alterato i rapporti tra predatori e prede della savana africana. La specie ha infatti preso il posto delle formiche locali del genere Crematogaster, che vivono sugli alberi di acacia e li proteggono dagli erbivori. Ne hanno approfittato gli elefanti, che hanno abbattuto gli alberi per nutrirsene. Una volta scomparse le acacie, i leoni non hanno più potuto usarle per nascondersi e tendere agguati alle zebre. I predatori hanno quindi cominciato a cacciare più spesso i bufali, più lenti ma più pericolosi. L’arrivo di una formica non autoctona ha quindi finito per danneggiare i bufali. ◆
Allunaggio mirato
Il 19 gennaio il Giappone è diventato il quinto paese al mondo a realizzare con successo un allunaggio, scrive Nature. Uno degli aspetti più innovativi della missione Slim (Smart lander for investigating Moon) è l’uso di un sistema di navigazione basato sulle immagini, che confronta quelle raccolte dal lander con le mappe della superficie lunare. Questo sistema ha permesso al veicolo di allunare a meno di cento metri dal punto previsto.
Un giro completo
I gufi (nella foto) possono ruotare la testa di 360 gradi? Per capirlo due ricercatori israeliani hanno studiato con la tomografia computerizzata otto esemplari morti. Sul Journal of Morphology spiegano che le articolazioni del collo permettono una rotazione fino a 126 gradi e la colonna ruota in direzione opposta come una scala a chiocciola. Questi due meccanismi, in teoria, garantirebbero un giro completo del capo senza danneggiare ossa, legamenti e muscoli del collo. Rotazioni così estreme non sono mai state osservate in natura.
Cacciare con le penne
I dinosauri potrebbero aver sviluppato le penne sulle ali e sulla coda per cacciare. Uno studio pubblicato su Scientific Reports ipotizza che questi animali abbiano usato una tecnica adoperata ancora adesso dagli uccelli moderni, quella di agitare le ali per spaventare gli insetti e farli uscire dai loro nascondigli, in modo da poterli catturare più facilmente. I ricercatori hanno usato un modello robotico di dinosauro pennuto per testare la loro ipotesi.
Genetica Una ricerca italiana ha studiato il dna delle piante di caffè. È stato sequenziato il genoma della Coffea arabica (nella foto), che produce i chicchi più aromatici, e sono state identificate alcune componenti genetiche che caratterizzano le varietà delle piante. Le differenze nell’aroma non sono dovute tanto alla presenza di geni specifici, quanto alla diversa organizzazione dei geni nei cromosomi. Lo studio è stato pubblicato su Nature Communications.
Salute Le condizioni della retina potrebbero permettere di prevedere alcune malattie. Secondo una ricerca uscita su Science Translational Medicine, che ha analizzato i dati di 44mila soggetti, misurando lo spessore della retina potrebbe essere valutato il rischio di cardiopatie o malattie polmonari. In precedenza era già stato stabilito un legame tra la retina e il rischio di malattia.
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