Tra il 14 e il 19 giugno si è svolto l’hajj, il pellegrinaggio annuale verso La Mecca, in Arabia Saudita, che secondo le autorità di Riyadh ha attirato circa 1,8 milioni di musulmani, di cui 1,6 milioni dall’estero. L’evento è stato segnato da un’ondata di caldo eccezionale, scrive Al Arab. Il 16 giugno sono stati registrati più di 2.700 casi di ipertermia ha affermato il ministero della salute saudita. Il servizio meteorologico nazionale ha precisato che il 17 giugno le temperature alla Mecca hanno raggiunto i 51,8 gradi. Secondo alcuni diplomatici arabi più di seicento persone sono morte a causa del caldo. La maggior parte delle vittime sono pellegrini egiziani, ma sono morti anche decine di giordani e indiani. ◆
Dimostrazione di maturità
“La nascita del futuro governo di unità nazionale in Sudafrica è stata un processo lineare, che ha portato un po’ di stabilità in un momento incerto della storia del paese”, scrive il settimanale Mail & Guardian. “Minacciato dall’implosione, il Sudafrica ha sfidato i cattivi pronostici e imboccato la strada verso il centro”, scrive l’opinionista sudafricano Justice Malala su Bloomberg. L’African national congress (Anc), che non ha raggiunto la maggioranza assoluta alle ultime elezioni, e il partito centrista d’opposizione Democratic alliance (Da) il 14 giugno si sono accordati per formare un governo, confermando Cyril Ramaphosa ( nella foto ) presidente. Restano esclusi dal potere il partito uMkhonto we Sizwe, guidato dall’ex presidente Jacob Zuma, che vuole sfidare l’ordine costituzionale, e la sinistra radicale degli Economic freedom fighters. Sostengono il governo altri tre partiti minori: Inkatha freedom party, Patriotic alliance e Good. “Anche se è chiamato ‘governo d’unità nazionale’, in realtà è una grande coalizione”, osserva Malala. “Se a un certo punto si rompesse il matrimonio tra l’Anc e la Da, non si riuscirebbe a mantenere una maggioranza”. Le differenze ideologiche tra i due partiti principali sono numerose, ma la priorità è una: “I leader devono far funzionare il nuovo governo e risvegliare un’economia moribonda”, conclude Malala.
Richieste costose
“Molti africani sono seccati dalla notizia che nel 2023 hanno speso più di 56 milioni di euro (61 milioni di dollari) per presentare delle domande di visto d’ingresso nell’Unione europea che alla fine sono state respinte”, scrive l’opinionista Charles Onyango-Obbo su The East African. “L’anno scorso gli africani hanno presentato il 24 per cento del totale delle domande per l’area Schengen, e il 43,1 per cento di queste è stato rifiutato. Gli Stati Uniti ne respingono ancora di più, ma guadagnano meno: l’anno scorso hanno incassato 23 milioni di dollari dalle domande respinte ai richiedenti africani”. Dall’11 giugno il costo di un visto per l’area Schengen per soggiorni di breve durata è aumentato a 90 euro, ricorda il sito Semafor, cosa che contribuirà ad approfondire le disuguaglianze tra i viaggiatori dei paesi poveri e quelli dei paesi ricchi. Tra i dieci paesi che registrano le percentuali più alte di visti negati per l’Europa, sette sono africani: Algeria (in testa con 392mila domande rifiutate), Guinea-Bissau, Nigeria, Ghana, Senegal, Guinea e Mali.
Inquinati dal petrolio
“I pennacchi di denso fumo nero che si alzano in cielo nelle campagne a est di Aleppo si vedono a chilometri di distanza”, scrive il giornale indipendente Enab Baladi, in un’inchiesta sull’inquinamento ambientale nel nordest della Siria. I territori, controllati dalle Forze democratiche siriane (un’alleanza di milizie a maggioranza curda che si oppone al regime di Bashar al Assad), si stanno gradualmente trasformando da fertili campi agricoli a distese inaridite, contaminate dal petrolio estratto da 1.200 pozzi gestiti in maniera informale. In un anno e mezzo i volontari siriani dei Caschi bianchi sono dovuti intervenire per spegnere 147 incendi causati da queste attività non controllate.
Burkina Faso Il Gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani ha rivendicato un attacco l’11 giugno a Mansila (est), in cui sarebbero stati uccisi più di cento soldati e altri sette rapiti. Il governo non ha confermato.
Rdc Il 13 giugno 42 civili sono stati uccisi nel territorio di Lubero, nella provincia congolese dell’Ituri. Il massacro è stato attribuito ai ribelli delle Forze democratiche alleate (Adf).
Senegal L’11 giugno il paese è diventato produttore di petrolio, con l’estrazione dei primi barili dal giacimento offshore di Sangomar, gestito dall’azienda australiana Woodside Energy.
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