Uno studio pubblicato su Nature rivoluziona la nostra comprensione dei rituali maya: le vittime dei sacrifici umani alle divinità non erano bambine o ragazze, come si pensava, bensì bambini. Le prove vengono dalla scoperta di una camera sotterranea tra le rovine di Chichén Itzá, nel sud del Messico, usata tra l’800 e il 1000 dC. L’analisi del dna di una sessantina di scheletri sepolti ha rilevato che appartenevano tutti a maschi, di età compresa tra i tre e i sei anni. Molte vittime erano imparentate tra di loro, tra cui due coppie di gemelli, che hanno un ruolo importante nella mitologia maya. Le informazioni genetiche hanno inoltre aggiunto tasselli importanti sulle epidemie dell’era coloniale, come quella di salmonella che nel cinquecento uccise milioni di persone nell’attuale Messico.
Le vittime dei maya
Un vaccino contro il cancro
Un approccio innovativo nella lotta al cancro potrebbe essere basato sulla risposta immunitaria. I vaccini personalizzati potrebbero essere lo strumento più adatto. La sperimentazione clinica di un vaccino contro il melanoma, basata su un campione di 157 persone, ha offerto segnali incoraggianti: l’analisi dei dati suggerisce che il farmaco ha ridotto il rischio di ricomparsa della malattia e ha aumentato il tasso di sopravvivenza. I risultati dovranno essere però confermati da un altro studio su più pazienti. Alcuni vaccini anticancro usano la tecnologia a rna, la stessa di quelli sviluppati contro il covid-19. Altri possono contenere dna, peptidi o virus modificati geneticamente. Ogni sistema induce una risposta immunitaria specifica, un fattore che può influenzare l’efficacia del farmaco. Anche la modalità di somministrazione ha effetti sulla risposta immunitaria prodotta. “Il successo è tutt’altro che garantito e il campo è pieno di interrogativi irrisolti”, scrive Nature. “Le aziende stanno cercando di capire a quali stadi del cancro questi trattamenti sono più efficaci”. ◆
La cura inaspettata
L’artemisinina, comunemente usata per curare la malaria, potrebbe essere efficace anche contro la sindrome dell’ovaio policistico, afferma uno studio pubblicato su Science. I ricercatori hanno somministrato il farmaco per tre mesi a 19 donne, riscontrando una regolarizzazione del ciclo mestruale e il calo del testosterone in eccesso prodotto dalle ovaie. Se i risultati saranno confermati, l’artemisinina, la cui sicurezza è già stata dimostrata, potrebbe essere rapidamente approvata come trattamento per la sindrome, che colpisce milioni di donne.
Prevedere le tempeste solari
Oltre a provocare le aurore boreali (nella foto), le tempeste geomagnetiche dovute all’attività del Sole possono ostacolare il funzionamento dei satelliti, disturbare le telecomunicazioni e interferire con i sistemi di navigazione satellitare. Anche gli aerei e le reti elettriche ne possono risentire. Su Nature l’esperto di ambiente spaziale Sean Elvidge sostiene che per ridurre gli inconvenienti bisognerebbe adottare metodi più efficaci per classificare e segnalare questi eventi, per esempio usando un codice di allerte a semaforo.
Lo spazio ti cambia
Pochi giorni nello spazio sono sufficienti a indurre profondi cambiamenti nell’organismo umano. Lo studio, pubblicato in una serie di articoli su Nature, si basa sui dati raccolti nel 2021 durante la missione Inspiration4, la prima composta solo da astronauti non professionisti. L’analisi dei risultati ha evidenziato un calo nelle prestazioni cognitive, lo stress del sistema immunitario e cambiamenti nella struttura cellulare. Le alterazioni, quasi tutte temporanee, sono risultate più marcate negli uomini che nelle donne.
Biologia A maggio Google DeepMind ha pubblicato AlphaFold 3, la nuova versione del sistema di intelligenza artificiale che prevede la struttura delle proteine (nell’immagine). Il software è in grado di creare modelli delle interazioni tra le proteine e altre molecole, in particolare rna e dna, e potrebbe essere usato per studiare i processi biologici e mettere a punto nuove terapie, scrivono su Nature i suoi sviluppatori.
Salute Un articolo su Science propone di usare i dati relativi ai cani come indicatori del benessere delle persone. Questi animali infatti vivono nello stesso ambiente dei loro proprietari e sono esposti agli stessi contaminanti ambientali, come tossine e metalli pesanti. Benché abbiano una vita più breve di quella degli esseri umani, possono sviluppare malattie simili.
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