Il 23 settembre in Tanzania la polizia ha arrestato e poi liberato su cauzione tre dirigenti del principale partito d’opposizione, Chadema, tra cui i due leader Freeman Mbowe e Tundu Lissu. Le forze dell’ordine hanno inoltre impedito ai sostenitori di Chadema di organizzare una protesta pubblica per l’omicidio di un altro dirigente del partito, Ali Mohamed Kibao, ritrovato morto il 7 settembre dopo che era stato rapito su un autobus da un gruppo di uomini armati. Non è la prima volta che il governo della presidente Samia Suluhu Hassan impedisce all’opposizione di manifestare, ricorda The Continent: a metà agosto aveva impedito un raduno di Chadema in occasione della giornata internazionale della gioventù, facendo arrestare centinaia di militanti del partito. “La presidente aveva promesso di riportare la democrazia”, scrive il giornale, “ma ricorre agli stessi metodi violenti e autoritari del suo predecessore John Magufuli, morto nel 2021. In vista delle amministrative di novembre e delle presidenziali nel 2025, Suluhu Hassan sembra tornare alle cattive abitudini del passato. È una strada molto pericolosa”. ◆
Il momento della verità
Un nuovo carico di armi egiziane
L’Egitto ha consegnato alla Somalia il 22 e il 23 settembre il secondo carico di armi in un mese, che comprende pezzi d’artiglieria e sistemi di difesa antiaerea. Ad agosto il Cairo e Mogadiscio avevano firmato un accordo di collaborazione militare in parte motivato dalla comune diffidenza verso l’Etiopia, spiega The East African. Il ministro degli esteri etiope, Taye Atske Selassie ( nella foto ), ha espresso preoccupazione per l’arrivo di nuove armi in Somalia, che “potrebbero compromettere la fragile stabilità della regione” e cadere nelle mani di gruppi terroristici, scrive Addis Standard. Negli stessi giorni l’ambasciata egiziana a Mogadiscio ha chiesto ai connazionali di non recarsi in Somaliland, la regione della Somalia che dal 1991 si autogoverna, rivendicando l’indipendenza da Mogadiscio. A gennaio il Somaliland aveva accettato di cedere un tratto della sua costa agli etiopi, in cambio del riconoscimento ufficiale della sua indipendenza, una mossa che aveva messo in allarme Mogadiscio.
L’Africa vuole contare all’Onu
Nella settimana dell’assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, sui giornali africani si torna a discutere di come assicurare una voce all’Africa nel Consiglio di sicurezza, nel quadro di una riforma più generale dell’organizzazione. L’ultima proposta presentata dagli Stati Uniti il 13 settembre prevederebbe l’istituzione di due nuovi seggi permanenti per i paesi africani, ma senza diritto di veto. Sul sito The Conversation la studiosa dell’Università di Pretoria, in Sudafrica, Sithembile Mbete scrive che “la riforma del Consiglio di sicurezza è necessaria da tempo, perché riflette ancora gli equilibri di potere della fine della seconda guerra mondiale”. Allo stesso tempo, l’organo più potente dell’Onu “deve fare i conti con una crisi di credibilità, visto che non è stato capace di affrontare i più grandi conflitti di oggi”. Assegnare due seggi all’Africa , sostiene Mbete, sarebbe un modo per correggere un’“ingiustizia della storia”. Su New African Onyekachi Wambu si chiede quali paesi meritano di occuparli: “Chi ha abbastanza potere economico e militare per rappresentare tutto il continente? Egitto, Nigeria, Sudafrica, Etiopia? I governi africani dovrebbero mettersi d’accordo su alcune posizioni di principio e sugli interessi da tutelare. E forse mandare al Consiglio di sicurezza un rappresentante dell’Unione africana”.
A scuola con la plastica
Dal 2019 una scuola di Lagos, in Nigeria, permette agli studenti più poveri di pagare la retta con la plastica da riciclare, ma ora rischia di chiudere anche se l’iniziativa ha successo, nota Al Jazeera. La Morit international school rivende a impianti di riciclo la plastica raccolta dalle famiglie nel quartiere. Per coprire la retta serve circa un quintale di plastica, una quantità facilmente raggiungibile, spiega il fondatore della scuola. Il problema è che in dieci anni gli iscritti sono passati da 5 a 158 e la scuola non ha più spazio per immagazzinare la plastica né i mezzi per portarla agli impianti. In Nigeria 10,5 milioni di bambini tra i 5 e i 14 anni non vanno a scuola.
Kenya Il presidente William Ruto, in visita ad Haiti il 21 settembre ( nella foto ), ha promesso di inviare altri seicento poliziotti sull’isola e si è detto disponibile a trasformare la missione di polizia guidata dal suo paese in una di mantenimento della pace sotto le insegne dell’Onu. L’intervento keniano ad Haiti è criticato perché non ha fermato la violenza delle bande criminali.
Tunisia Il candidato alla presidenza Ayachi Zammel è stato condannato a venti mesi di prigione per aver falsificato delle firme. Secondo Zammel sono accuse false, che servono solo a favorire la vittoria del presidente uscente Kais Saied alle elezioni del 6 ottobre.
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