Dopo che anche il senato ha votato a favore della sua messa in stato d’accusa, il vicepresidente keniano Rigathi Gachagua è stato rimosso dall’incarico il 18 ottobre. Come spiega Charles Onyango-Obbo su The East African, le proteste antigovernative scoppiate quest’estate avevano minato la fiducia del presidente William Ruto nel suo vice. Il parlamento ha accusato Gachagua, tra le altre cose, di aver sfidato la costituzione e il governo, di aver fatto una politica che accentua le divisioni etniche e di aver accumulato grandi ricchezze con la corruzione. “Il 18 ottobre Ruto aveva già pronto il nome del successore: il ministro dell’interno Kithure Kindiki. La nomina è stata approvata dal parlamento poche ore dopo. Il tutto è stato rapido e brutale: Gachagua è il primo vicepresidente keniano, e dell’Africa orientale, a essere allontanato con un impeachment. Ma lui non se n’è andato in silenzio: ha fatto ricorso in tribunale e, per il momento, la sua destituzione è in sospeso. Il Kenya si conferma il paese più costituzionalmente schizofrenico di tutta la regione”. ◆
Braccio di ferro politico
Riprendono gli scontri
Nella provincia del Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), le forze armate hanno ripreso il controllo il 22 ottobre di Kalembe, una località che nei giorni precedenti era stata conquistata dai ribelli del movimento M23, scrive il giornale congolese Forum des As. I ribelli – che secondo le Nazioni Unite e Kinshasa sono sostenuti dal Ruanda – avevano rotto una tregua che durava da otto mesi, per rispondere a quelle che hanno definito “provocazioni” delle milizie filogovernative locali chiamate Wazalendo.
Elezioni senza sorprese
Il Partito democratico del Kurdistan (Pdk), che domina la scena politica del Kurdistan iracheno, la regione autonoma del nord dell’Iraq, ha vinto le legislative locali del 20 ottobre, che hanno registrato un’affluenza del 72 per cento. Il Pdk, legato al clan Barzani, secondo Al Mada ha contato sulle sue alleanze con i candidati delle minoranze cristiane e turcomanne. Il quotidiano di Baghdad ricorda che, nonostante la sua ricchezza petrolifera, da anni il Kurdistan iracheno fa i conti con una grave crisi finanziaria, con problemi di corruzione e con negoziati difficili con il governo centrale.
Percezioni costose
L’organizzazione non profit Africa no filter, che cerca di correggere gli stereotipi negativi sul continente, ha realizzato uno studio sulla copertura dei mezzi d’informazione internazionali dedicata all’Africa. In particolare ha analizzato il racconto delle elezioni di quattro paesi (Kenya, Nigeria, Sudafrica ed Egitto) e l’ha confrontato con quello di stati non africani, come Malaysia e Danimarca. Quando le notizie riguardano l’Africa, il tono è in gran parte negativo (l’88 per cento delle notizie nel caso delle elezioni in Kenya), ampliando la differenza tra i rischi percepiti e quelli reali. Secondo lo studio questo ha un costo economico: se l’immagine dei paesi africani fosse più accurata e meno monolitica, i governi potrebbero prendere in prestito denaro a tassi più favorevoli, risparmiando fino a 4,2 miliardi di dollari d’interessi. Con quella somma si potrebbe finanziare l’istruzione di 12 milioni di bambini, vaccinarne più di 73 milioni o fornire acqua potabile a due terzi della popolazione nigeriana.
La moschea bombardata
Almeno 31 civili sono morti il 20 ottobre in un raid aereo su una moschea di Wad Madani, il capoluogo dello stato sudanese di Gezira, scrive Sudan Tribune. L’organizzazione della società civile Comitati di resistenza di Wad Madani ha dichiarato che la moschea è stata bombardata dalle forze armate, che in passato hanno spesso compiuto attacchi indiscriminati sulle località controllate delle Forze di supporto rapido (Rsf). Nei giorni precedenti il raid, le Rsf stavano facendo delle rappresaglie nei villaggi dell’est dello stato di Gezira, dopo che uno dei loro comandanti, Abuagla Keikal, aveva deciso di passare dalla parte dell’esercito. I paramilitari hanno pubblicato sui social media i video delle torture inflitte ai combattenti leali a Keikal.
Camerun Il 21 ottobre il presidente Paul Biya ( nella foto ), 91 anni, è tornato a Yaoundé da Ginevra. Le sue sette settimane di assenza avevano fatto nascere voci sulla sua morte, tanto che le autorità avevano vietato di parlare del suo stato di salute.
Egitto Il 20 ottobre l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato che dopo quasi cent’anni l’Egitto ha debellato la malaria.
Somalia Il 17 ottobre sette persone sono rimaste uccise e sei ferite in un attentato suicida davanti a un caffè di Mogadiscio, vicino a una scuola di polizia.
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