Mentre si avvicina l’inizio della presidenza di Donald Trump e s’intensificano le voci di una possibile pace negoziata, negli ultimi venti giorni sul terreno le novità non sono mancate. L’8 gennaio l’esercito russo ha attaccato con droni e missili diverse zone dell’Ucraina, colpendo soprattutto la zona di Zaporižžja, dove ci sono state almeno 13 vittime e decine di feriti. In precedenza, il giorno di Natale, Mosca aveva lanciato pesanti bombardamenti contro diverse regioni del paese, lasciando al buio e senza riscaldamento più di mezzo milione di persone e confermando la sua strategia degli ultimi mesi, che punta a colpire le infrastrutture energetiche ucraine.
Gli attacchi erano continuati anche nei giorni seguenti. Nel frattempo, Mosca sta avanzando rapidamente anche nell’est dell’Ucraina, ed è quasi arrivata alla città di Pokrovsk, di grande importanza strategica per il controllo dell’intero Donbass. Neanche la guerra ibrida dei russi si è fermata: alla fine di dicembre le autorità finlandesi hanno fermato una petroliera della cosiddetta flotta fantasma russa, che ha il compito di aiutare Mosca ad aggirare le sanzioni occidentali. Come fa sapere il quotidiano estone Eesti Pähevaleht, la nave è accusata di aver danneggiato un cavo elettrico sottomarino tra Estonia e Finlandia, trascinando appositamente l’ancora sul fondo del mar Baltico per decine di chilometri. Un sabotaggio simile si era verificato a novembre, sempre nel Baltico, quando una nave cinese era stata accusata di aver tranciato due cavi dati nelle acque di pertinenza svedese. Per quanto riguarda invece le mosse ucraine, il 5 gennaio l’esercito di Kiev ha ripreso ad avanzare nella regione russa di Kursk, di cui controlla una parte di territorio dallo scorso agosto. ◆