Justin Trudeau, primo ministro del Canada negli ultimi nove anni, ha deciso di lasciare la guida del Partito liberale e del governo, innescando una corsa per la successione in vista delle elezioni federali, previste per ottobre.
La scelta di Trudeau, dovuta anche alle pressioni dei parlamentari del suo partito dopo sei mesi di crisi politica e un evidente calo nei sondaggi, è stata il frutto di una lunga“riflessione”. In questo periodo il primo ministro ha continuato a sostenere di avere ancora una visione per il futuro del paese, ma era evidente che la maggioranza della popolazione non la condivideva. Le dimissioni sono un tentativo disperato di aiutare il partito a uscire dal baratro in cui è sprofondato, alle prese con l’indice di popolarità più basso dell’ultimo decennio e con un avversario, Pierre Poilievre del Partito conservatore, che ha rivitalizzato la base e sta guadagnando consensi in vista delle elezioni. Per i liberali la strada è molto in salita.
In questi anni il primo ministro non ha mai indicato un successore
Justin Trudeau, figlio maggiore dell’ex primo ministro Pierre, è arrivato alla guida dei liberali nel 2013 dopo che il partito aveva collezionato una serie di risultati disastrosi, e facendolo diventare la terza forza del paese dopo il Partito conservatore e il Nuovo partito democratico (più a sinistra del Partito liberale). Da una base di appena 34 seggi alla camera, Trudeau ha saputo ricostruire il partito, rafforzandolo dal punto di vista finanziario, allargando il bacino elettorale e conquistando i giovani. Alle elezioni del 2015 ha ottenuto una vittoria a sorpresa, riuscendo a sfruttare l’ostilità della popolazione nei confronti del premier conservatore Stephen Harper, al governo da nove anni.
Trudeau ha vinto promettendo di aprire una nuova era. Si è impegnato a far tornare il Canada protagonista sulla scena internazionale, a contrastare gli effetti della crisi climatica, a favorire la riconciliazione con le popolazioni indigene del paese, a ricostruire i rapporti tra il governo federale e quelli provinciali, a dare più voce agli esperti e agli scienziati e a ridurre le disuguaglianze favorendo la classe media. In campo economico ha sfidato le tradizioni politiche accettando i deficit di bilancio temporanei per alimentare gli investimenti economici e la crescita.
Nel 2015 i liberali hanno ottenuto una larga maggioranza, portando in parlamento un gruppo di deputati alle prime armi sotto la bandiera progressista. Una volta eletto, il premier ha creato un esecutivo caratterizzato dalla parità di genere (“perché siamo nel 2015”) ed è stato accolto a Ottawa da un corpo di funzionari ansiosi di vedere un cambiamento.
Ma Trudeau ha dovuto affrontare sfide enormi fin dall’inizio: l’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti e i suoi tentativi di destabilizzare il paese vicino; la crescente aggressività cinese sotto la guida di Xi Jinping; le trattative per rinegoziare l’accordo di libero scambio con Messico e Stati Uniti; l’arresto di un alto dirigente dell’azienda cinese Huawei sul suolo canadese e il conseguente arresto arbitrario di due canadesi in Cina (con tanto di rappresaglie commerciali). Poi sono arrivate la pandemia, l’invasione russa dell’Ucraina e la guerra in Medio Oriente, nel contesto globale di una crisi caratterizzata da un’impennata dei prezzi dell’energia, dalla paralisi delle catene di distribuzione, dalla crescita del protezionismo e del nazionalismo, dall’aumento dell’inflazione e dei tassi d’interesse e da un malcontento nei confronti del governo in carica.
Troppi scandali
A tutto questo si sono aggiunti i passi falsi del primo ministro. Uno è stato nel dicembre del 2016, quando la famiglia Trudeau ha trascorso una vacanza insieme agli amici nell’isola privata dell’Aga Khan, in violazione delle linee guida etiche della commissione parlamentare che si occupa dei conflitti di interesse. In seguito la stessa commissione ha stabilito che il governo aveva esercitato una pressione indebita sulla ministra della giustizia (per convincerla a trovare un accordo giudiziario con la Snc-Lavalin, un’azienda del Québec) e sul ministro delle finanze, a proposito della decisione di assegnare un appalto alla We Charity durante la pandemia. Un altro scandalo è arrivato con la diffusione delle foto che ritraevano il primo ministro truccato da nero proprio mentre il movimento antirazzista Black lives matter cresceva nel dibattito pubblico.
Anche a causa di questi incidenti, Trudeau ha perso voti alle elezioni del 2019 e del 2021. È rimasto al governo ma senza poter contare sulla maggioranza in parlamento. Negli ultimi anni è sembrato chiaro che le dinamiche politiche stavano cambiando profondamente. La campagna elettorale del 2021 è stata caratterizzata da un livello di aggressività e radicalismo senza precedenti. Nel 2022 la rabbia che si era accumulata nel paese durante la pandemia ha trovato sfogo nel convoglio della libertà (freedom convoy), una protesta guidata dai camionisti canadesi che si opponevano alle regole per arginare il virus. I camionisti hanno paralizzato la capitale e i valichi di confine con gli Stati Uniti per più di tre settimane, senza che la polizia riuscisse a riportare l’ordine. Dopo aver ignorato i manifestanti considerandoli una minoranza estremista, Trudeau ha invocato per la prima volta nella storia del paese l’Emergencies act, una legge nata per sostituire il War measures act che suo padre Pierre Trudeau aveva usato per contrastare gli estremisti separatisti. Un’inchiesta parlamentare ha dato ragione al primo ministro, ma un tribunale federale ha stabilito che il ricorso alla legge era contrario alla costituzione.
Nel tentativo di dare stabilità all’azione del parlamento, Trudeau ha stretto un accordo con l’Ndp, che si è impegnato a dare l’appoggio esterno al Partito liberale, e questo ha permesso al governo di minoranza di restare in piedi per tre anni. Insieme, i due partiti hanno garantito l’assistenza odontoiatrica gratuita e hanno lavorato per creare un piano nazionale per il trattamento delle dipendenze. Questi provvedimenti saranno probabilmente cancellati dal prossimo governo, ma altri, come il piano per l’assistenza sanitaria pediatrica, potrebbero sopravvivere.
In ogni caso, dopo nove anni di governo Trudeau è stato definitivamente abbandonato da un elettorato ormai stanco di lui.
Zavorra politica
Con i liberali a picco nei sondaggi, è sorprendente che Trudeau abbia aspettato così a lungo prima di annunciare le dimissioni, lasciando al partito solo pochi mesi per trovare un sostituto. Sia dentro il governo sia fuori c’erano persone che gli chiedevano da tempo di farsi da parte, ma a questo punto, con la campagna elettorale alle porte e i conservatori forti di un grande vantaggio, è difficile che i liberali possano ribaltare la situazione. Secondo i sondaggi, non c’è nessun leader che possa guidare il partito a una rimonta clamorosa come quella realizzata da Trudeau nove anni fa, anche perché il primo ministro non ha mai indicato un successore. Nel partito non c’è nessuno con il suo carisma e la sua visibilità a livello nazionale. Nonostante la sua natura introversa, Trudeau ha dimostrato una grande capacità di conquistare l’opinione pubblica.
Inoltre nessuno all’interno dell’esecutivo può prendere le distanze in modo credibile dal primo ministro dimissionario, perché tutti hanno partecipato alle decisioni più controverse degli ultimi anni, dall’aumento delle tasse per i ricchi all’introduzione della tassa sulle emissioni, fino all’abbondante ricorso ai fondi statali durante la pandemia per sostenere i cittadini, le imprese e le province, in un momento in cui il sistema sanitario era in crisi e la disoccupazione cresceva vertiginosamente. Per non parlare del sostegno all’immigrazione in un contesto segnato dalla carenza di alloggi. ◆ as
◆ Il 6 gennaio 2025 Justin Trudeau ha annunciato le sue dimissioni da leader del Partito liberale e da primo ministro (un incarico che ricopre dal 2015). Resterà in carica fino a fine marzo, per dare tempo al Partito liberale di trovare un nuovo leader; a quel punto si terranno elezioni generali per rinnovare il parlamento ed eleggere un nuovo primo ministro. Il voto è previsto per ottobre, ma dopo le dimissioni di Trudeau i leader dell’opposizione hanno chiesto di anticiparlo.
◆ Dal 2019 il partito di Trudeau non aveva la maggioranza in parlamento e negli ultimi mesi le difficoltà del primo ministro erano aumentate, al punto che molti colleghi di partito gli avevano chiesto di farsi da parte. La vittoria di Donald Trump aveva indebolito ulteriormente la sua posizione. Il presidente eletto ha minacciato di imporre dazi sulle importazioni canadesi se il paese non dovesse fare di più per combattere l’immigrazione e il traffico di droga.
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Questo articolo è uscito sul numero 1596 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati