Di fronte a una recente ondata di cancellazioni e ridimensionamenti dei tour dei grandi artisti del pop e del rock, in molti si chiedono se il boom della musica dal vivo dopo la fine della pandemia si stia esaurendo, mentre il calo dell’interesse si somma all’aumento dei prezzi dei biglietti. All’inizio di giugno Jennifer Lopez ha annunciato la cancellazione del suo tour 2024, giustificandola con il desiderio di passare più tempo con la famiglia. I Black Keys hanno invece rinunciato ai concerti negli stadi, ripiegando su strutture più piccole.

Entrambe le produzioni sono finite al centro dell’attenzione sui social network dopo la pubblicazione di foto che mostravano pochi spettatori, anche se è difficile verificare l’autenticità delle immagini.

Domanda e offerta

Del resto le prove di questo rallentamento sono in parte aneddotiche. Secondo la piattaforma SeatGeek il prezzo medio per un concerto estivo è sceso da 257 dollari del 2023 a 213, il che può dipendere dall’assenza negli Stati Uniti di megashow come l’Eras tour di Taylor Swift o il Renaissance di Beyoncé, partiti nel 2023. Gli artisti più popolari non hanno motivo di preoccuparsi. Per i loro concerti la richiesta non manca e i prezzi dei biglietti restano alti. Sempre secondo SeatGeek il prezzo medio di un concerto del tour Guts di Olivia Rodrigo è di 571 dollari.

Per i tour di questa portata i posti risultano spesso esauriti su Ticketmaster, il principale sito per la vendita di biglietti, e sul sito dell’azienda madre Live Nation. Prima di affrontare pesanti accuse di monopolio (a cui si oppone), Live Nation ha annunciato di aver concluso il trimestre più redditizio della sua storia, guadagnando 3,8 miliardi di dollari. Il settore dei concerti ha registrato una crescita del 26 per cento, con 2,9 milioni di guadagno, mentre le “stime sul numero dei fan” indicano un aumento del 20 per cento a livello globale e del 42 per cento in Nordamerica. Eppure i dati ufficiali del governo statunitense sembrano confermare un ritorno a ritmi più normali dopo la crescita vertiginosa seguita alla pandemia. L’ufficio di statistica del lavoro ha comunicato che ad aprile i prezzi d’ingresso per i concerti e i cinema erano aumentati del 3,4 per cento su base annua, il dato più basso registrato dal 2021 e in calo per il secondo mese consecutivo.

Secondo Dave Clark, direttore del sito Ticket News che si occupa dell’industria dell’intrattenimento dal vivo, la fase di crescita esplosiva dei concerti dopo la fine dei lockdown potrebbe passare alla storia come un’anomalia, un periodo unico in cui le persone avevano più voglia di andare a un concerto dopo mesi in cui erano rimaste segregate in casa, e avevano le risorse economiche per farlo. Invece quest’anno è arrivato il momento del ritorno alla realtà: “I giorni in cui le richieste bastavano a riempire gli stadi vendendo i biglietti a prezzi elevati sono finiti. Ovviamente fanno eccezione artiste come Taylor Swift, che può vendere qualsiasi cosa in qualsiasi luogo”.

In una fase in cui molti consumatori non riescono ad acquistare i prodotti basilari, “le persone prendono atto dei prezzi di alcuni biglietti e rinunciano senza troppi rimpianti”, aggiunge Clark.

Un altro fattore importante potrebbe essere l’abbondanza dell’offerta: troppi artisti cercano di organizzare i loro tour contemporaneamente o esagerano con il numero di date. Nell’epoca prestreaming i gruppi andavano in tour per pubblicizzare i loro album, ma oggi la situazione si è ribaltata perché i guadagni derivati dalle registrazioni in studio si sono ridotti drammaticamente. “Ora si fanno i dischi per vendere i biglietti dei concerti”, spiega Clark. “Questo meccanismo crea un mercato saturo”.

Jennifer Lopez in This is me… now (LMKMEDIA, Alamy)

I Black Eyes hanno pubblicato da poco un nuovo disco, e a marzo il primo singolo è finito in cima alla classifica Alternative airplay di Billboard. Eppure hanno annunciato la cancellazione e la riprogrammazione del loro tour, passando dagli stadi a sale più piccole per offrire “un’esperienza più intima”. Le nuove date non sono ancora state annunciate.

Non sono l’unico gruppo a cadere vittima della perdita di entusiasmo da parte del pubblico. La band pop-rock 311 ha annullato le prossime date in Europa a causa “dell’aumento dei costi dei concerti all’estero”, che avrebbero reso “impossibili” alcune date del tour.

Di recente anche altri artisti come Pink e Justin Timberlake hanno cancellato alcune date, mentre i Jonas Brothers hanno posticipato il loro tour europeo. Nessuno di loro ha citato problemi finanziari come motivo degli annullamenti.

Al massimo due

“Considerando la concorrenza è normale che alcuni artisti perdano la battaglia”, sottolinea Bill Werde, direttore del Bandier program for recording and entertain­ment industries dell’università di Syracuse. Invece alcuni grandi tour programmati per l’estate non sembrano aver sofferto. Hootie & the Blowfish hanno 48 date fissate, mentre la Dave Matthews Band terrà 34 concerti. Altri artisti e gruppi che non mostrano segni di debolezza sono i Maroon 5, Zac Brown, Red Hot Chili Peppers, Kenny Chesney e Chris Stapleton.

Tuttavia gli esperti sottolineano che le tendenze economiche nell’industria dell’intrattenimento dal vivo, a cominciare dagli accorpamenti contro cui si batte il dipartimento di giustizia, si sono tradotte in una diminuzione degli eventi negli spazi più piccoli.

Questo significa che i tour diventano finanziariamente poco allettanti sia per gli artisti sia per i proprietari delle strutture e i promoter. “Molti non possono permettersi di ridurre i prezzi o di aspettare di capire se riusciranno a riempire un palazzetto”, spiega Clark.

Se non c’è garanzia che tutte le persone coinvolte potranno almeno recuperare le spese, il concerto rischia di essere cancellato. A tutto questo si aggiunge la ritrovata prudenza degli appassionati di musica dal vivo. Brittney D’Mello, 23 anni, fan del k-pop che vive in New Jersey e lavora nel marketing aziendale, ha sfogato su Twitter la sua frustrazione per l’attuale panorama dei concerti: “I biglietti sono troppo cari”, ha scritto.

“Esiste un piccolo gruppo di persone (10 per cento) in grado di spendere più di 500 dollari per biglietti vip, floor o premium. Gli altri, come me, hanno risorse limitate e non intendono spendere cento dollari per la piccionaia”, ha aggiunto. “Quest’anno sono tutti in tour, e noi abbiamo soldi al massimo per 2-3 concerti”.

D’Mello ha spiegato di aver dovuto fissare un limite al suo budget. “Andrò a vedere due artisti che sono davvero tra i miei preferiti. Ma non posso più andare ai concerti senza farmi troppi problemi. Due volte, poi basta”. ◆ _as _

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1569 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati