Quest’autunno in Italia si parlerà molto di lavoro ora che la Cgil è riuscita a ottenere le cinquecentomila firme necessarie per cancellare via referendum il Jobs act, la riforma del lavoro fatta dal governo Renzi nel 2015. La linea della Cgil è che ridurre le possibilità di reintegro in caso di licenziamento ingiusto sia un danno per i lavoratori, non bilanciato dalla maggiore disponibilità delle imprese ad assunzioni stabili. L’Australia ha seguito un percorso simile a quello che la Cgil si augura per l’Italia, cioè un ripristino di tutele cancellate. Il Fair work act australiano del 2009 ha reso più difficili i licenziamenti per le aziende con più di quindici dipendenti. Secondo uno studio, sembra che da allora i licenziamenti siano diminuiti e i salari dei lavoratori stabili aumentati, anche se la produttività delle imprese colpite dalla riforma è calata dell’1,2 per cento e le assunzioni si sono concentrate su precari licenziabili. Difficile generalizzare i risultati dell’Australia, ma sarebbe bello che per una volta chi propone una riforma indicasse anche quali sono gli obiettivi misurabili da raggiungere, così da giudicarne – tra qualche anno – gli effetti. ◆

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1578 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati