Quattrocento pagine di pessimismo sul futuro: il rapporto di Mario Draghi sul futuro della competitività europea è denso di numeri e analisi che argomentano il rischio che l’Unione europea si abbandoni a una “lunga agonia”. Eppure c’è anche qualche nota positiva. L’Europa che Draghi si augura è quella delle batterie, quella che riesce a combinare innovazione tecnologica, manifattura, autonomia strategica e decarbonizzazione. Nel 2023 la quota del mercato europeo delle batterie agli ioni di litio era solo il 6,5 per cento, ma la produzione cresce a un tasso del 20 per cento all’anno ed è arrivata a 63 gigawattora. Gli Stati Uniti sono a 80 gigawattora e la Cina a 670. Se tutti gli investimenti annunciati saranno confermati, entro il 2030 l’Unione europea dovrebbe essere autonoma, cioè in grado di produrre tante batterie quante gliene servono, soprattutto nel settore automobilistico. E viste le nuove tensioni geopolitiche, un po’ di indipendenza è considerata utile alla sicurezza. Come ci è riuscita l’Unione europea? Con sussidi, limiti alle emissioni, regole e incentivi che spingevano tutti nella stessa direzione. Estendere il modello delle batterie a tutti i settori, però, è molto costoso e politicamente difficile. Ma non è impossibile. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1580 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati