Sherif Durmishaj, 54 anni, è un pescatore ma ha anche un secondo lavoro: con la sua barca porta i turisti a visitare la costa nei dintorni di Vlora, in Albania, la sua città. “Quella spiaggia là è sempre vuota”, dice mentre è al timone, indicando dal mare cristallino una baia di un bianco abbagliante, circondata dal verde della vegetazione e dal grigio delle rocce. Si può giungere solo in barca.
Si potrebbe pensare che per Durmishaj i turisti non siano mai abbastanza. Ma scuote la testa mentre attracca su una spiaggia accanto a grandi imbarcazioni da cui scendono decine di turisti, armati di teli da mare e scottature. “Sono preoccupato per la cementificazione della costa”, dice.
L’edilizia prospera in tutto il paese. Non solo nella capitale Tirana, dove i grattacieli spuntano uno dopo l’altro, ma anche sulla costa, soprattutto quella meridionale, nelle vicinanze di Vlora e Saranda. Il cambiamento avviene a tempo di record e il turismo è uno dei fattori trainanti. Fino a non molto tempo fa l’Albania era quasi sconosciuta ai turisti europei. Per decenni il paese, guidato dal paranoico leader stalinista Enver Hoxha, è rimasto isolato. Negli anni novanta, dopo la caduta del muro di Berlino, l’Albania ha vissuto un periodo d’instabilità politica. Poi con fatica è cominciata la fase dello sviluppo capitalistico, ma le magnifiche spiagge, le montagne e le cittadine ottomane, ancora ben conservate, continuavano a essere riservate ai turisti più avventurosi, anche a causa di una rete stradale poco sviluppata.
Arriva il cemento
Stranamente la svolta è arrivata quando l’Albania aveva appena vissuto una nuova chiusura, durante la pandemia in comune con il resto dell’Europa. Dopo il lockdown è stata uno dei primi paesi ad aprire al turismo. I mezzi d’informazione e i vari influencer non si sono lasciati sfuggire l’occasione: nel 2021 una tv olandese, AvroTros, ha registrato proprio in Albania alcuni episodi di Wie is de mol?, la versione olandese del reality La talpa. Le bellissime immagini del paesaggio hanno avuto un notevole impatto su milioni di telespettatori, che così hanno scoperto il paese.
Gli olandesi non sono stati gli unici. Secondo l’Organizzazione mondiale per il turismo, in nessun altro luogo in Europa c’è stata una crescita simile: nel 2002 il paese accoglieva 7,5 milioni di turisti stranieri, l’anno successivo erano già più di dieci milioni. Quest’anno il premier Edi Rama punta a venti milioni, ma il suo obiettivo è fare in modo che il paese diventi un “campione del turismo”, arrivando ad accogliere trenta milioni di viaggiatori. Per avere un metro di paragone, la Grecia l’anno scorso ne ha accolti 33 milioni.
Certo, sui numeri albanesi va fatta qualche precisazione: oltre al fatto che Rama è noto per le sue dichiarazioni roboanti, nel 2023 il 43 per cento dei visitatori stranieri veniva dal Kosovo e una parte è andata in Albania per prendere un volo a buon prezzo da Tirana per qualche altra destinazione. La crescita però è innegabile: di ogni lek (la moneta locale) che l’Albania guadagna, 25 qintar (centesimi) arrivano dal turismo. Un dato significativo, in un paese tra i più poveri in Europa.
Anche i turisti hanno notato la rapidità del cambiamento. Trentacinque anni fa in Albania c’erano poche auto e pochissime strade asfaltate. Oggi tutto procede in fretta, le rocce vengono eliminate per ampliare la rete stradale. A luglio è stato aperto un nuovo tratto di autostrada. “Ma nonostante questo, le strade sono sempre congestionate”, dice Bart Habrakn, 35 anni, un turista che viene da Eindhoven, nei Paesi Bassi. Il suo compagno Jeans Render aggiunge: “Si vede che l’Albania fatica a tenere il passo”. E poi c’è la cementificazione, che spaventa il pescatore Durmishaj. I turisti sono attirati dalle foto di baie incontaminate che compaiono sui social media, ma ormai quasi ovunque si vede il cemento degli appartamenti e degli alberghi. Non solo sulla costa, ma anche sulle montagne fino a poco tempo fa difficilmente accessibili. Intorno ai paesi di Theth e Valbona spuntano come funghi gli alloggi per turisti. Nel frattempo arrivano anche le prime critiche: nei dintorni di Ksamil, una cittadina che sui social si è guadagnata il soprannome di Maldive d’Europa, grazie all’acqua turchese, i prezzi per sdraio e ombrellone sono alle stelle. Le prime recensioni online di clienti delusi non si sono fatte attendere. “Certo che voglio i turisti”, dice il pescatore Durmishaj, “ma dovrebbe essere tutto più sostenibile e in armonia con la natura”. Anche perché questa è una delle ragioni che portano gli stranieri a scegliere l’Albania: la natura incontaminata.
Per il momento, tuttavia, la flora e la fauna devono farsi da parte: proprio accanto al punto in cui il fiume Vjosa sfocia nel mare Adriatico il governo sta costruendo un aeroporto. Quello della capitale Tirana è ormai troppo piccolo per accogliere tutti i turisti diretti al mare.
Gli ecologisti temono, però, che il rumore e le luci degli aerei renderanno la zona invivibile per le migliaia di fenicotteri e altri uccelli migratori, e per questo si sono rivolti al tribunale per tentare di bloccare la costruzione dell’aeroporto. Per il momento senza successo: il territorio può essere edificato. E quindi anche Jared Kushner, genero dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, può continuare la costruzione del suo resort di lusso. ◆ vf
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Questo articolo è uscito sul numero 1580 di Internazionale, a pagina 74. Compra questo numero | Abbonati