I l piombo è considerato un problema “dimenticato”, ma continua a saltare fuori da ogni parte e minaccia la vita di milioni di persone in tutto il mondo. Due studi recenti rivelano nuove informazioni sui rischi dell’esposizione a questo metallo. Uno, pubblicato su The Lancet, stima che solo nel 2019 il piombo – ancora presente in stoviglie, vernici, giocattoli e perfino alimenti – possa aver causato la morte di cinque milioni e mezzo di adulti per malattie cardiache. Nei bambini potrebbe aver provocato la perdita di centinaia di milioni di punti di quoziente intellettivo, ritardando il loro sviluppo e aggravando le disuguglianze.
Lo studio, il primo a livello mondiale di questo tipo, suggerisce che l’esposizione al piombo rappresenti un problema sanitario grave quanto l’inquinamento atmosferico e che uccida il triplo di persone rispetto all’acqua potabile contaminata. Secondo i ricercatori della Banca mondiale colpisce soprattutto chi vive nei paesi più poveri. “Molti pensavano che avessimo risolto il problema”, ha detto Bjorn Larsen, principale autore dello studio. “È finito nel dimenticatoio”.
Anche se quasi tutti i paesi l’hanno vietato nella benzina e molti lo hanno proibito nelle vernici decenni fa, il piombo è ancora molto diffuso. In base a una stima la vernice al piombo non è regolamentata in più di cento stati.
Dallo studio è emerso che i decessi per malattie cardiovascolari causate da piombo sono sei volte più numerosi di quanto si pensasse, e che la perdita di punti di quoziente intellettivo tra i bambini – un fattore fondamentale per la capacità di apprendere, guadagnarsi da vivere e sfuggire alla povertà – è dell’80 per cento più alta rispetto a una stima molto citata. “Il piombo è la terza causa di malattie cardiovascolari dopo la pressione alta e l’alimentazione, e viene prima di fumo e colesterolo”, dice Larsen. “Il suo ruolo appare in una luce completamente diversa”.
Lo studio pubblicato su The Lancet ha calcolato che nel 2019 l’esposizione al piombo è costata seimila miliardi di dollari, e che i paesi poveri hanno pagato il doppio di quelli ricchi. Gli autori consigliano ai governi di investire nella ricerca medica, suggerendo anche regolari esami del sangue per accertare l’avvelenamento da piombo dove dati e risorse sono limitati.
Pur non occupandosi delle possibili origini dell’esposizione, lo studio sollecita a fare tutto il possibile per individuare i responsabili di questa minaccia alla salute pubblica mondiale. Alcuni casi gravi sono ben documentati. Da anni la ricerca scientifica e le azioni legali hanno dimostrato che gli stabilimenti per il riciclo delle batterie dal Kenya al Messico rilasciano il metallo nell’aria e nei corsi d’acqua, mentre le autorità di India, Pakistan e Bangladesh hanno denunciato alcune aziende che avevano aggiunto pigmenti al piombo in certi alimenti, per esaltarne il colore e aumentare i profitti.
Padelle e giocattoli
Per stabilire la portata della contaminazione nella vita quotidiana, un altro studio ha analizzato più di cinquemila prodotti di uso comune in 25 paesi. Pure Earth, un’organizzazione non profit statunitense, ha rivelato che dall’Armenia alle Filippine oggetti come pentole e cosmetici contengono livelli di piombo potenzialmente pericolosi.
Dallo studio è emerso che quasi un campione su cinque superava le normali linee guida sanitarie: le stoviglie in ceramica e metallo, tra cui padelle e utensili in alluminio e tegami in terracotta vetrificata, contenevano i livelli di piombo più alti. Anche eyeliner, mascara e correttore liquido presentavano concentrazioni potenzialmente pericolose. In Azerbaigian più di due terzi dei giocattoli esaminati superavano i livelli di guardia.
Come i ricercatori della Banca mondiale, anche gli autori di questo studio invitano i paesi più poveri a rafforzare il monitoraggio del piombo nel sangue dei bambini, e raccomandano ai governi di migliorare il tracciamento dei prodotti e delle aziende che li producono. “Ormai è chiaro che il piombo è la sostanza chimica più nociva per la salute pubblica globale”, ha dichiarato Drew McCartor, direttore esecutivo di Pure Earth. ◆ sdf
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Questo articolo è uscito sul numero 1537 di Internazionale, a pagina 119. Compra questo numero | Abbonati