Dal 27 gennaio Cina e Unione africana (Ua) hanno avviato una nuova collaborazione che punta a collegare le capitali del continente sviluppando la rete stradale, quella ferroviaria e le linee aeree locali.

Attualmente la via più veloce per spostarsi dal nord al sud dell’Africa prevede uno scalo in Europa, anche se stanno sorgendo degli snodi internazionali come quelli di Johannesburg, Nairobi, Addis Abeba e Abuja.

Al progetto, firmato nel quartiere generale dell’organizzazione ad Addis Abeba, mancano ancora molti dettagli, ma secondo la presidente della commissione dell’Ua, la sudafricana Nkosazana Dlamini-Zuma, si tratta del progetto più rilevante mai firmato dall’Ua. E secondo il viceministro degli esteri cinese Zhang Ming è l’accordo del secolo.

Pechino ha già partecipato alla costruzione di più di duemila chilometri di ferrovie in Etiopia, Kenya, Angola e soprattutto in Nigeria, dove la linea aperta lungo la costa è stata trampolino di lancio per le grandi opere cinesi. Migliaia di operai cinesi sono già al lavoro in Kenya, Angola e Republica Democratica del Congo, dove si prevede di trasportare venti milioni di tonnellate di materie prime all’anno.

Molti mezzi d’informazione parlano già di diplomazia del cemento, di saccheggio di materie prime e di neocolonialismo. Ma secondo Pechino si tratta di una diplomazia dei trasporti, di una nuova via della seta che si espanderà ulteriormente grazie alla costruzione di sette nuovi porti a Gibuti, in Tanzania, Mozambico, Gabon, Ghana, Senegal e Tunisia. Le Monde

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