Il 30 maggio e il 1 giugno un aereo militare russo ha intercettato un cacciatorpediniere statunitense, perché la nave da guerra aveva intrapreso manovre “aggressive”, ha riferito l’agenzia di stato russa Ria. Il Pentagono ha respinto le accuse, assicurando che si trattava di operazioni di routine compiute in acque internazionali.
Secondo una fonte anonima vicina alle forze armate russe in Crimea e citata dalla Ria, il cacciatorpediniere statunitense si muoveva verso le acque territoriali russe. Ma la portavoce del ministero della difesa statunitense, Eileen Lainez, ha chiarito che “la flotta americana opera normalmente nelle acque del mar Nero, in conformità con le leggi internazionali” e ha sottolineato che il dispiegamento della nave era stato annunciato. Washington ha poi diffuso un video, che mostra i velivoli russi sorvolare la nave statunitense.
Il caso è emblematico della tensione crescente tra il Cremlino e i paesi occidentali in seguito all’annessione russa della Crimea, avvenuta nel marzo del 2014. All’inizio di maggio, Gran Bretagna e Svezia hanno dichiarato di aver fatto decollare i propri aerei da guerra per intercettare bombardieri russi che volavano vicino il loro territorio.
Preoccupati per gli sviluppi della crisi ucraina sono soprattutto Lituania, Lettonia ed Estonia, in precedenza parte dell’Unione Sovietica e ora stati membri della Nato e dell’Unione europea. Le tre repubbliche baltiche sono di piccole dimensioni e geograficamente isolate dal resto dell’Ue. Sul loro territorio vivono comunità russofone e gli esecutivi nazionali temono spinte indipendentiste: come dichiarato l’anno scorso dal capo del Cremlino Vladimir Putin, queste minoranze legittimano un eventuale intervento militare di Mosca.
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