Il 28 ottobre, il giorno in cui il candidato di destra Jair Bolsonaro ha vinto le elezioni presidenziali in Brasile, Ana Caroline Campagnolo, un’insegnante di storia “anti-femminista”, eletta deputata dello stato meridionale di Santa Caterina, ha postato un messaggio su Facebook. “Attenti studenti”, ha scritto. “Molti insegnanti dottrinari saranno sconcertati o disgustati” dall’elezione di Bolsonaro. “Filmate o registrate ogni manifestazione faziosa che offende la vostra libertà di pensiero o di coscienza”, ha scritto.
L’appello pubblicato da Campagnolo proviene dalle file di un movimento chiamato Escola sem partido (scuola senza partito, Esp), che sostiene che le scuole del Brasile sono state politicizzate da insegnanti di sinistra ed esige maggiore “pluralismo” nelle aule scolastiche. Miguel Nagib, che ha fondato l’Esp nel 2004, sostiene che le scuole sono impegnate in azioni di “ingegneria sociale” che minano i diritti dei genitori. Bolsonaro, un ex capitano dell’esercito, è un loro ardente sostenitore. Quanti criticano il movimento sostengono che il suo obiettivo non è la neutralità politica bensì adottare un programma culturale conservatore intollerante nei confronti di femminismo, degli omosessuali e della sinistra.
Con l’elezione di Bolsonaro l’Esp, che ha legami con le chiese evangeliche, si è spostato dai margini al centro della scena politica. Durante la campagna elettorale ha fatto eco alla sua retorica, accusando il governo federale di promuovere “omosessualità e promiscuità” nelle scuole. Una proposta di legge, sostenuta dall’Esp, vorrebbe impedire agli insegnanti di parlare della cosiddetta “ideologia del gender” (l’espressione usata dalla destra per indicare i movimenti femministi ed lgbt). Come tutto questo intenda promuovere il pluralismo resta un mistero.
Durante la campagna elettorale Bolsonaro ha promesso di usare il lanciafiamme contro il ministero dell’istruzione
Quando si vociferava che il presidente eletto avrebbe scelto un moderato rispettabile, Mozart Neves Ramos, per il ruolo di ministro dell’istruzione, i conservatori si sono ribellati. Bolsonaro ha fatto marcia indietro. Il 22 novembre ha annunciato che il nuovo ministro dell’istruzione sarebbe stato Ricardo Vélez Rodríguez, un teologo colombiano che ha scritto che le scuole impongono l’ “ideologia marxista” ai propri allievi.
Il principale sindacato degli insegnati del Brasile, con oltre un milione di iscritti, è legato al Partito dei lavoratori (Pt), formazione di sinistra (ma non marxista) il cui candidato è stato sconfitto da Bolsonaro. L’Esp è ossessionata dall’influenza di Paulo Freire, un educatore che negli anni cinquanta del novecento insegnava ai tagliatori di canna da zucchero a leggere. Secondo Freire l’insegnamento doveva attingere a quei temi che riguardavano le persone che studiavano, come la fame. Il suo libro La pedagogia degli oppressi, pubblicato nel 1968, ha diffuso questa visione in tutto il mondo. La dittatura militare brasiliana lo ha esiliato nel 1964, ma oggi i suoi scritti fanno parte della maggior parte dei programmi d’insegnamento del Brasile. Una legge lo definisce “il patrono dell’istruzione in Brasile”.
Secondo l’Esp Freire ha trasformato “degli analfabeti innocenti in analfabeti comunisti”. Durante la campagna elettorale Bolsonaro, che ha elogiato la dittatura che ha esiliato Freire, ha promesso di “usare il lanciafiamme contro il ministero dell’istruzione e di cacciare da lì le idee di Paulo Freire”.
Il panico è eccessivo. Freire è all’origine di un “linguaggio alla moda”, ma non ha plasmato direttamente delle politiche, secondo Vitor Henrique Paro, professore di pedagogia all’Università di São Paulo. L’Esp non ha prodotto alcuno studio rigoroso nel quale dimostra che le scuole stiano promuovendo idee di sinistra e stili di vita non tradizionali. “Citano degli incidenti isolati”, spiega Paro. Olavo de Carvalho, un influente intellettuale conservatore e alleato dell’Esp, ha ammesso in un’intervista che la proposta di legga per sopprimere simili malvagità è “prematura” perché non ci sono prove che queste siano diffuse.
Tolleranza zero
Ci sono stati alcuni incidenti che hanno infastidito l’Esp, che a sua volta ha gettato nel panico le scuole. In aula vari insegnanti hanno indossato delle magliette a sostegno di candidati di sinistra e definito la messa in stato di accusa di Dilma Rousseff nel 2016 un colpo di stato, riprendendo il linguaggio del Pt, il suo partito. In un filmato condiviso sulla pagina Facebook di Bolsonaro si vede un insegnante urlare ai suo studenti “ho lottato per la democrazia e voi siete qui a parlare di quel pezzo di merda di Bolsonaro”.
Altrettanto sinistre, agli occhi dell’Esp, sono le campagne per contrastare la discriminazione nei confronti degli omosessuali. Nel 2011 il comitato per i diritti umani della camera bassa del congresso ha proposto un programma chiamato “scuole senza omofobia”, che avrebbe incoraggiato la discussione degli stereotipi di genere e la proiezione di film come Beautiful thing, su una relazione sentimentale omosessuale. La cosa ha fatto imbufalire gli evangelici. L’allora presidente Rousseff ha bloccato il programma. Ma questo non ha impedito a Bolsonaro di continuare ad accusare il Pt di distribuire “kit gay”, la sua definizione dei materiali che promuovono la tolleranza nei confronti degli omosessuali.
Una scuola di Porto Alegre, nello stato meridionale di Rio Grande do Sul, ha licenziato un insegnante per aver dato dei compiti nei quali si discuteva di sesso tra omosessuali. A Rio de Janeiro una scuola privata ha rimosso dal programma un libro che parla di una famiglia in fuga dalla dittatura militare in Brasile, dopo che alcuni genitori si sono lamentati del fatto che il volume insegnava il comunismo. Juliana Lopes, insegnante di scuola superiore a São Paulo, è stata licenziata dopo aver detto ai suoi allievi che non avrebbe votato per Bolsonaro perché ha un programma autoritario. La scuola l’ha accusata di aver discusso di questioni politiche con “un approccio chiaramente di parte”. Lopes sostiene di aver semplicemente incoraggiato “il pensiero critico”.
Suggerendo agli allievi di registrare i loro insegnanti in classe, l’Esp ne ha accresciuto le paure. “Gli insegnanti non hanno il diritto alla confidenzialità”, ha affermato Nagib. Bolsonaro sostiene questa pratica, sostenendo che “solo gli insegnanti cattivi dovranno preoccuparsi”.
Le registrazioni effettuate in classe appaiono sui social network e scatenano minacce. Un filmato mostra un insegnante che dice a uno studente che “quegli idioti dei poliziotti o quel farabutto del tuo pastore” gli stanno mentendo. L’insegnante sostiene di aver ricevuto minacce di morte, pur ammettendo che la sua ramanzina era inappropriata.
Con Bolsonaro alla presidenza e Vélez come ministro dell’istruzione, l’Esp avrà dei sostenitori più potenti di quanto avrebbe mai potuto sognare. Ma il movimento deve fare i conti anche con una fortissima opposizione. I tribunali di almeno cinque stati hanno bocciato delle leggi comunali sostenute dall’Esp, affermando che esse violano le garanzie al diritto all’istruzione e all’insegnamento contenute nella costituzione. Se il congresso sosterrà la proposta federale, questa verrà sicuramente impugnata nei tribunali. Nella lotta per contenere i poteri di un presidente estremista, le aule di scuola saranno uno dei primi terreni di scontro.
(Traduzione di Federico Ferrone)
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