Scontri tra manifestanti e polizia davanti al parlamento a Belgrado, Serbia, 8 luglio 2020. (Marko Djurica, Reuters/Contrasto)

La sera dell’8 luglio a Belgrado sono continuati gli scontri fra manifestanti e polizia. Le proteste erano cominciate il giorno precedente, quando migliaia di persone si erano radunate davanti al parlamento per manifestare contro il ritorno delle misure d’isolamento e il coprifuoco annunciato dal governo per contrastare l’aumento di casi di covid-19. In seguito alcuni gruppi di estrema destra avevano cercato di entrare con la forza nell’edificio ed erano stati respinti dalle cariche della polizia.

In Serbia le misure di contenimento erano state allentate a maggio, quando l’epidemia sembrava sotto controllo, ma a giugno i contagi giornalieri sono tornati a salire e negli ultimi giorni sono stati più di trecento. Nel paese sono stati accertati più di 17mila casi e 341 morti. Secondo i manifestanti il presidente Aleksandar Vučić ha accelerato troppo la fine dell’isolamento per migliorare la sua immagine in vista delle elezioni del 21 giugno, che il suo partito ha vinto in modo schiacciante anche grazie al boicottaggio da parte dell’opposizione. Dopo le proteste Vučić ha dichiarato che il coprifuoco a Belgrado potrebbe non essere necessario, ma questo non è bastato a fermare i manifestanti, che continuano a chiedere le sue dimissioni.

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Le altre notizie dal mondo

  • I casi globali di covid-19 hanno superato i 12 milioni l’8 luglio, secondo un calcolo dell’agenzia Reuters. Finora sono stati registrati 546mila decessi legati al nuovo coronavirus. I dati della Reuters, che si basano sui resoconti dei governi, dimostrano che il covid-19 si sta diffondendo più velocemente in America Latina. In generale il continente americano conta più della metà delle infezioni globali e quasi la metà dei decessi. In Brasile e negli Stati Uniti è stato registrato il 45 per cento di tutti i nuovi casi dall’inizio di luglio. Il terzo paese più colpito è l’India, dove si registrano ventimila nuovi casi al giorno. “Molti paesi duramente colpiti stanno allentando le restrizioni imposte per contenere la diffusione del virus, mentre altri, come la Cina e l’Australia, stanno mettendo in atto nuove chiusure in risposta al ritorno delle infezioni”, scrive la Reuters. “Secondo gli esperti, le alterazioni del mondo del lavoro e della vita sociale potrebbero durare fino a quando non sarà disponibile un vaccino”.
  • L’8 luglio gli Stati Uniti hanno registrato il più alto numero di contagi giornalieri da quando è cominciata l’epidemia, circa 60mila. Inoltre il paese ha superato la cifra di tre milioni di casi positivi al covid. La situazione più critica si registra in Florida, uno stato con un’età media della popolazione più alta che altrove, dove in 56 ospedali sono finiti i posti di terapia intensiva. In California il numero di ricoveri ha raggiunto livelli senza precedenti, così come in Texas. Nonostante questo il presidente Donald Trump non sembra voler adottare misure ulteriori per ridurre i contagi e mettere sotto controllo l’epidemia. Trump e il vicepresidente Mike Pence hanno detto che le scuole devono riaprire il prima possibile. Il presidente ha anche minacciato di tagliare i fondi all’istruzione se non lo faranno. Ma in tutto il paese sia i politici sia i funzionari scolastici credono che sia troppo presto, e fanno notare che le riaperture vanno contro le linee guida delle autorità sanitarie. In risposta Trump ha chiesto di modificare le linee guida. Durante una conferenza stampa qualche giorno fa la sua portavoce ha detto che il resto del mondo vede gli Stati Uniti come “leader nella lotta al virus”.

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Tra i posti che hanno registrato un rapido aumento dei contagi negli ultimi giorni c’è Tulsa, la città dell’Oklahoma dove il 20 giugno Trump ha organizzato un comizio senza chiedere ai suoi sostenitori di indossare le mascherine. Secondo le autorità sanitarie locali l’evento potrebbe aver inciso sulla crescita dei contagi.

  • Gli abitanti dell’area metropolitana di Melbourne, la seconda città più grande dell’Australia, vivono un secondo lockdown dalla mezzanotte dell’8 luglio, dopo un aumento nel numero dei contagi di covid-19. Cinque milioni di persone non potranno lasciare le loro case per sei settimane, se non per validi e specifici motivi. I confini tra lo stato di Victoria, di cui Melbourne è la capitale, e gli stati vicini sono stati chiusi il 7 luglio. L’8 luglio i nuovi casi nello stato di Victoria sono stati 134, in diminuzione rispetto al picco di 191, ma comunque molti di più del resto del paese. L’Australia ha registrato in tutto quasi novemila casi e 106 decessi.
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  • In un articolo pubblicato su The Conversation, Michael Zandi, che insegna neurologia all’University college di Londra, spiega che diversi resoconti dimostrano le conseguenze del covid-19 sul cervello delle persone che hanno contratto la malattia, anche in forma leggera. In particolare, il virus sembra avere quattro effetti principali sul cervello e i nervi: uno stato confusionale, a volte accompagnato da psicosi o disturbi della memoria; un processo infiammatorio, noto come encefalite; coaguli di sangue, che possono provocare ictus; e danni ai nervi, che possono causare dolore e intorpidimento. “Questo solleva un importante interrogativo”, scrive Zandi, “il covid-19 sarà associato a un’ampia epidemia di malattie celebrali?”. A questo punto è ancora difficile dirlo, conclude il neurologo.
  • L’azienda farmaceutica statunitense Regeneron ha annunciato il 6 luglio di aver avviato la fase finale di sperimentazione clinica per un nuovo farmaco contro il covid-19. Si tratta di una terapia basata sugli anticorpi neutralizzanti, usata per curare il covid-19 e per evitare l’infezione. Secondo l’Economist, “la domanda se gli anticorpi neutralizzanti funzionano contro il covid-19 potrebbe avere risposta nel corso dell’estate”. L’idea dietro le terapie basate sugli anticorpi neutralizzanti, spiega il settimanale britannico, è che imitano la risposta dell’organismo al virus: “Con il tempo il corpo produce degli anticorpi quando incontra un virus estraneo, come il Sars-cov-2. Queste proteine sono create nell’arco di qualche settimana e aiutano l’organismo a neutralizzare il virus”.

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