L’italiano è l’opera prima di Shukri al Mabkhout, noto accademico tunisino al momento direttore della fiera del libro di Tunisi, che con questo libro nel 2015 ha vinto il prestigioso premio internazionale per la narrativa araba (l’International prize for arabic fiction). Il romanzo è ambientato in un momento storico critico per la Tunisia: il passaggio dal regime di Habib Bourghiba, padre della Tunisia moderna, a quello di Ben Ali, suo ex ministro dell’interno, in seguito al colpo di stato “medico” organizzato da quest’ultimo nel 1987.

L’italiano del titolo si riferisce al soprannome del protagonista, Abdel Nasser, così chiamato per la sua bellezza tipicamente italiana. Nasser proviene da una famiglia della media borghesia di Tunisi: il padre è un notabile del paese, rispettato da tutti, come il fratello maggiore, stimato economista che vive in Svizzera ed è sposato con un’italiana del Canton Ticino. Colto, di bell’aspetto, pieno di passione, Abdel Nasser avrebbe tutte le carte in regola per essere un uomo di successo e invece è la pecora nera della famiglia. Fresco di divorzio dall’amata Zeina, conduce una vita da bohémien e passa le serate tra bar e donne di vario genere.

Al funerale del padre, la scena di apertura del romanzo, mette le mani addosso all’imam venuto a officiare la cerimonia funebre. Un tempo intellettuale stimato, Abdel Nasser, si spiegherà poi nel romanzo, è in realtà un uomo in caduta libera, un’anima bella della Tunisia che ha perso la sua, di anima, soffocata dai miasmi della corruzione e dalla mancanza di libertà. Un paese a cui l’era Ben Ali ha assestato il colpo definitivo.

Gioventù tunisina
Abdel Nasser e la sua tormentata storia con Zeina diventano lo specchio perfetto per raccontare la Tunisia di fine anni ottanta e delle lotte studentesche tra militanti di sinistra e islamisti. Lui, attivista universitario di sinistra, finisce a fare il giornalista in un quotidiano filogovernativo. Lei, pasionaria anarchica e brillante studentessa con il sogno della carriera accademica, viene stroncata da un professore che l’avrebbe voluta più compiacente. Sono la meglio gioventù di quegli anni, figli di una modernità resa monca da promesse tradite e assenza di opportunità.

Con Ben Ali, sembra volerci dire l’autore, la Tunisia piomba in uno stato di apatia morale e sociale: le strade si riempiono di giovani sbandati, le moschee di salafiti, e i salotti intellettuali diventano luoghi asfittici dove uomini e donne appartenenti all’élite culturale del paese si tramutano in predatori sessuali e in prede compiacenti. Neanche l’appassionato amore tra Zeina e Abdel Nasser regge alla disfatta morale del paese e si sbriciola in una manciata di polvere.

L’italiano si legge tutto di un fiato, grazie anche alla traduzione scorrevole di Barbara Teresi, e riserva una sorpresa nel finale, volutamente tronco, che lascia il lettore a bocca asciutta: come finirà Abdel Nasser? Lui e Zeina si ricongiungeranno? Come lo stesso autore ha raccontato in diverse interviste, la seconda parte del libro uscirà in arabo solo nel 2018 e (ipotizziamo) risentirà delle attuali vicende politiche, come accaduto per il primo volume, cominciato dall’autore nel 2012 sull’onda della rivoluzione tunisina che portò alla caduta del quasi trentennale regime di Ben Ali.

Primo romanzo tunisino a vincere il Booker prize arabo, nel 2015 L’italiano fu anche protagonista di un caso di censura

In un’ intervista sulla stampa araba del 2015, l’autore aveva dichiarato di aver voluto raccontare i fermenti rivoluzionari del 2011 prendendo come spunto quel periodo confuso di fine anni ottanta: “Questi anni di rivoluzione mi hanno ricordato un recente periodo della storia della Tunisia, le cui paure, cambiamenti e conflitti erano simili a quelli di cui ero testimone: parlo del periodo di transizione dal regno di Bourghiba a quello di Ben Ali”.

La sconfitta dei censori
Primo romanzo tunisino a vincere il Booker prize arabo, nel 2015 L’italiano fu anche protagonista di un caso di censura: nei giorni in cui si doveva svolgere la cerimonia di premiazione ad Abu Dhabi, ne venne vietata la vendita in tutti gli Emirati. L’incidente si risolse solo dopo qualche giorno e il libro tornò sugli scaffali delle librerie.

Con la sua critica acuta e mai ideologica del potere costituito e della corruzione della società tunisina, condito anche da numerose scene di sesso (non è una novità nella letteratura araba, come qualcuno potrebbe pensare), L’italiano in effetti poteva essere oggetto di censura, soprattutto in un paese come gli Emirati Arabi Uniti, che oscilla tra conservatorismo politico e morale e sostegno alla cultura araba. Il Booker arabo infatti è cosponsorizzato dall’ente per il turismo e la cultura degli Emirati e i regnanti sono in prima linea, in particolare ad Abu Dhabi e Sharjah, nel promuovere la cultura e la letteratura panaraba all’estero.

Alla fine i censori sono stati sconfitti e L’italiano ha vinto il primo premio, davanti a 180 romanzi in gara. Dove non è mai stato censurato L’italiano? Nella sua Tunisia naturalmente, l’unico paese uscito indenne dalla rivoluzione del 2011 e che da sei anni, tra alterne fortune, tenta di dare un degno futuro ai tanti Zeina e Abdel Nasser di oggi.

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