Chi avrà la fortuna di visitare il museo del quai Branly, a Parigi, fino a gennaio potrà ammirare un’esposizione molto particolare. Metri e metri di tessuti stampati con coloratissimi motivi geometrici, che fanno da sfondo ai ritratti di politici africani ed europei. Questi pagne (tessuti africani) sono stati realizzati in occasione di “campagne politiche o di comunicazione pubblica, dalla riforma monetaria della banca centrale del Congo alla fine degli anni novanta alla festa del lavoro nella Repubblica Democratica del Congo nel 2005”, racconta Jeune Afrique. “Comizi, cerimonie di investitura, visite diplomatiche, celebrazioni dell’indipendenza, festival culturali o sportivi: sono solo alcuni dei tessuti esposti nella mostra, ideata da Sarah Ligner, curatrice dell’esposizione intitolata Fancy!, dal nome di questo tessuto stampato, la cui tecnica di produzione – meno nota e costosa del celebre wax – fu diffusa e industrializzata dagli imprenditori olandesi alla fine dell’ottocento”.
I tessuti vengono dalla collezione privata del fotografo francese Bernard Collet, che nel corso della sua carriera ha raccolto quasi un migliaio di pezzi. Collet scoprì questi pagne commemorativi a Libreville, in Gabon, nel 1971. Mentre usciva dall’aeroporto, vide una donna che indossava un abito con il ritratto di Charles de Gaulle stampato su una natica e quello di Léon Mba (ex presidente del Gabon) sull’altra.
La mostra, spiega Jeune Afrique, è interessante perché documenta il rapporto tra la Francia e il suo ex impero coloniale, in un momento in cui questo rapporto viene messo profondamente in discussione.
Collet ha raccolto scampoli di tessuti da sei iarde (circa 5,40 metri), che erano usati per realizzare un abito in tre o quattro parti (camicetta, gonna, copricapo e fascia per bébé). “Sono in contatto da trent’anni con il gestore di due negozi di tessuti, uno a Kinshasa e l’altro a Château Rouge, roccaforte della comunità africana a Parigi”, racconta il collezionista. “Ogni volta che viaggio nel continente mi faccio accompagnare da persone che vivono lì”, dice Collet, che acquista la maggior parte dei suoi pezzi dalla fabbrica UtexAfrica, di Kinshasa.
Accanto ai tessuti prodotti in Congo, non è raro trovare il cotone stampato nella fabbrica senegalese Sotiba Simpafric, una delle cinque più grandi fabbriche del mondo negli anni sessanta (all’epoca aveva mille dipendenti), che fu visitata da personaggi politici e intellettuali come l’imperatore etiope Hailé Selassié, il dittatore zairese Mobutu Sese Seko e l’intellettuale martinicano Aimé Césaire.
Oggi i pagne commemorativi stanno sparendo. Stamparli costa, e per le campagne elettorali si usano piuttosto delle magliette. Allo stesso tempo, le donne vestono più spesso all’occidentale e forse, spiega Collet, “esitano a farsi cucire un abito con l’immagine di un militare che, se va tutto bene, resterà al potere un paio d’anni”.
Questo testo è tratto dalla newsletter Africana.
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