• La Francia permetterà la somministrazione del vaccino AstraZeneca a persone di età superiore ai 65 anni in seguito a nuove prove che dimostrano l’efficacia del farmaco anche in questa fascia della popolazione, ha detto il ministro della salute Olivier Véran, precisando che chi ha più di 75 anni continuerà a ricevere i vaccini della Moderna e della Pfizer-Biontech. La decisione implica che altri 1,5 milioni di persone sono idonee a partire dal 2 marzo a ricevere le dosi dai medici di famiglia, e in seguito anche dalle farmacie. Il vaccino britannico-svedese è stato autorizzato per l’uso di emergenza dall’autorità del farmaco europea (Ema) il 29 gennaio per chiunque abbia più di 18 anni. Finora la Francia ha ricevuto 1,7 milioni di dosi, ma ne sono state inoculate 273mila. A gennaio il presidente Macron aveva dichiarato che il farmaco di AstraZeneca “è quasi inefficace per chi ha più di 65 anni”, alimentando una sfiducia già presente nel paese riguardo ai vaccini. Il portavoce del governo, Gabriel Attal, ha ribadito che restano sul tavolo tutte le opzioni per frenare l’aumento del numero di contagi in alcune aree, tra cui un nuovo lockdown nazionale e lockdown regionali dal prossimo fine settimana, come potrebbe essere il caso per l’area metropolitana di Parigi.
  • Bambine e bambini di tutto il mondo hanno perso 112 miliardi di giorni di scuola dall’inizio della pandemia, secondo un nuovo rapporto di Save the children, pari a una media di 74 giorni persi da ciascuno a causa della chiusura delle scuole e dalla mancanza di accesso alla didattica a distanza. I bambini in America Latina, Caraibi e Asia meridionale hanno perso quasi il triplo dell’istruzione di quelli dell’Europa occidentale. L’ong sottolinea che sostenere il ritorno sicuro dei bambini a scuola dovrebbe essere una priorità nel vertice di quest’anno del G7, ospitato dal Regno Unito a giugno, anche alla luce delle “enormi discrepanze” emerse all’interno degli stessi paesi più ricchi nell’accesso alla didattica a distanza. Negli Stati Uniti, per esempio, gli studenti sono più disconnessi da internet rispetto a quelli di altri paesi ad alto reddito; in Norvegia il 30 per cento dei giovani di età compresa tra 9 e 18 anni non ha accesso a un computer a casa; nei Paesi Bassi uno su cinque ha incontrato la stessa difficoltà; in Italia, divisa in due quanto a giorni di frequenza, tra il nord e il sud, in conseguenza delle diverse misure imposte al livello territoriale nelle otto province esaminate si potrebbe prefigurare, in mancanza di immediate misure di sostegno didattico, psicologico e sociale, l’ampliamento delle disuguaglianze educative già preesistenti. L’ong stima che “in assenza di interventi, ci sarà una perdita di apprendimento equivalente a 0,6 anni di scuola e un aumento del 25 per cento della quota di bambini e bambine della scuola secondaria inferiore al di sotto del livello minimo di competenze. Le perdite sono maggiori tra gli studenti provenienti da famiglie meno istruite, a conferma delle preoccupazioni per l’iniquità dell’impatto della pandemia sui bambini e sulle famiglie. L’Ocse e la Banca mondiale hanno stimato gli effetti economici di questa perdita di apprendimento, valutando che l’impatto condurrà a una contrazione del pil dei paesi in media dell’1,5 per cento nel resto del secolo”.
  • L’Iraq ha ricevuto 50mila dosi del vaccino cinese della Sinopharm donate dal governo di Pechino, ha annunciato Seif al Badr, portavoce del ministero della sanità, aggiungendo che la campagna vaccinale comincerà subito in tre grandi ospedali della capitale Baghdad e “forse in alcune province”. Avranno la priorità il personale medico, le forze di sicurezza e le persone anziane, e la somministrazione sarà gratuita. L’Iraq sta affrontando una seconda ondata con una media di tremila nuovi contagi al giorno e circa 25 decessi giornalieri nelle ultime settimane. Nel paese è in vigore un coprifuoco notturno e un confinamento totale dal venerdì alla domenica, ed è obbligatorio l’uso delle mascherine nei luoghi pubblici.
  • Nelle zone giudicate a basso e medio rischio di contagio della Turchia, il 2 marzo hanno riaperto i ristoranti e molti alunni sono tornati a scuola dopo che il governo ha annunciato l’allentamento di alcune restrizioni. La decisione tuttavia preoccupa le autorità sanitarie perché i casi sono di nuovo in aumento, 9.891 il 1 marzo, contro circa seimila alla fine di gennaio. “I casi con le nuove varianti sono in aumento. Non vediamo le condizioni per tornare a una vecchia ‘normalità’ , ha scritto su Twitter l’Associazione dei medici turchi, chiedendo più test e più vaccinazioni. La Turchia, con una popolazione di 83 milioni di abitanti, ha somministrato 8,96 milioni di vaccini in una campagna cominciata alla metà di gennaio. Più di sette milioni di persone hanno ricevuto la prima dose e 1,89 milioni hanno ricevuto la seconda.
  • Il governo cinese ha dichiarato l’obiettivo di vaccinare il 40 per cento della popolazione entro la fine di luglio. Le autorità sanitarie hanno spiegato che finora la campagna ha proceduto a rilento perché il “virus in Cina è sotto controllo”.
  • È irrealistico pensare che la crisi del covid-19 finirà entro quest’anno, ha dichiarato Michael Ryan, direttore per le emergenze sanitarie dell’Organizzazione mondiale della sanità. La dichiarazione di Ryan è arrivata nello stesso giorno in cui l’organizzazione ha segnalato che la curva dei casi è di nuovo ascendente dopo la discesa delle ultime sette settimane, in particolare in Europa, nelle Americhe, nel sudest asiatico e nel Mediterraneo orientale. “Si tratta di un problema, ma non è sorprendente”, ha detto il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Stiamo lavorando per capire il perché di questo nuovo aumento. In alcuni casi può essere dovuto a un allentamento delle misure di contenimento, alla circolazione delle varianti e al fatto che le persone tendono ad abbassare la guardia. Se i paesi puntano solo sui vaccini, commettono un errore”, ha aggiunto Ghebreyesus, tornando sulle disuguaglianze tra i diversi paesi nell’accesso ai vaccini. È positivo, ha commentato, che le prime forniture del Covax siano arrivate in Africa, in Costa D’Avorio e in Ghana (per oggi 2 marzo è previsto l’arrivo delle dosi in Angola, Cambogia, Repubblica Democratica del Congo e Nigeria), “ma è un peccato che questo sia avvenuto quasi tre mesi dopo che i paesi più ricchi hanno cominciato le loro campagne di vaccinazione”. Ghebreyesus ha criticato i paesi che stanno dando priorità alla popolazione più giovane e sana, tralasciando il personale sanitario e i più anziani, e ha espresso preoccupazione per la situazione sanitaria della Birmania, dove durante le manifestazioni contro i militari sono stati arrestati diversi operatori sanitari impegnati nella lotta al covid-19, e per il conflitto in Etiopia nella regione del Tigrai, dove la mancanza di cibo, acqua potabile, la mancanza di alloggi per la popolazione sfollata e la chiusura di ospedali e ambulatori fa crescere il rischio di malattie.
  • La Commissione europea ha annunciato che il 17 marzo presenterà una proposta legislativa per introdurre un certificato vaccinale che consenta la libera circolazione nell’Unione europea a chi sia stato vaccinato contro il covid-19. La presidente, Ursula von der Leyen, fino alla scorsa settimana riteneva che non fosse giunto il momento e che al massimo si potesse introdurre un certificato a fini sanitari. Dopo le pressioni di alcuni paesi meridionali e la minaccia di alcuni leader di introdurre passaporti in base ad accordi bilaterali, ha cambiato idea. La decisione, scrive Sarah Palmer su Euronews, “è controversa. Il ‘passaporto’ rischia di creare due categorie distinte di persone: chi è vaccinato e chi no. Una situazione particolarmente discriminatoria per i paesi dove è difficile avere accesso ai vaccini, anche pensando a quelli più poveri dove si prevede che le prime dosi arriveranno nel 2024. Una posizione condivisa dall’Oms e da paesi come la Francia e il Belgio, ma guardata con favore in Spagna, Grecia e Portogallo, le cui economie poggiano essenzialmente sul turismo”, come quella italiana.
  • Secondo quanto riportano i maggiori mezzi d’informazione statunitensi, come il New York Times, Donald Trump e Melania Trump avrebbero ricevuto un vaccino a gennaio, prima di lasciare la Casa Bianca. Altre figure di spicco, come il nuovo presidente degli Stati Uniti Joe Biden insieme alla vice Kamala Harris e l’ex vicepresidente Mike Pence, hanno invece scelto di essere vaccinate pubblicamente per incoraggiare la popolazione a fare altrettanto. Non ci sono dettagli su quale vaccino abbiano ricevuto i Trump.
  • Le emissioni di combustibili fossili hanno superato i livelli precedenti alla pandemia mentre le economie cominciano a risollevarsi, e secondo l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) questo è un chiaro segnale che i governi, contrariamente alle promesse fatte, nei loro pacchetti di ripresa economica non hanno inserito tutte le politiche energetiche necessarie a non tornare indietro nella lotta alla crisi climatica. Nel dicembre 2020, secondo i dati dell’agenzia, le emissioni di CO2 sono state il 2 per cento più alte di un anno prima: “Abbiamo avvertito che se le politiche non fossero state messe in atto, saremmo tornati dove eravamo prima della crisi, ed è quello che sta accadendo oggi”, ha dichiarato Fatih Birol, direttore dell’Aie.
  • Le autorità sanitarie delle Filippine hanno confermato la presenza di sei casi di variante “sudafricana”. Si tratta di quattro casi di trasmissione locale e di due casi di cittadini rientrati dagli Emirati Arabi Uniti e dal Qatar. Come per le altre varianti si teme che i vaccini disponibili finora nel paese siano poco efficaci. L’attuale campagna vaccinale si basa sull’uso di 600mila dosi del vaccino Sinovac donato dalla Cina, ma non approvato per l’uso tra il personale sanitario, e destinato invece a esercito, personale dei trasporti, e al personale delle industrie agricole, ittiche e di prodotti destinati all’esportazione. Entro marzo ne dovrebbe arrivare un altro milione. Nel paese, scrive Elyssa Lopez per il South China Morning Post, gli imprenditori privati stanno creando dei consorzi per comprare le dosi direttamente dall’AstraZencea (già approvata), dalla Moderna e dalla Novavax (non ancora approvate dalle autorità sanitarie locali) e somministrarle ai dipendenti, organizzando anche delle campagne informative per far crescere la fiducia nei confronti dei vaccini.

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