Lo scorso novembre la rivista femminile statunitense ultraconservatrice Evie ha dedicato una copertina ad Hannah Neeleman, una delle più seguite tradwives –donne che esaltano i ruoli tradizionali di madre e moglie – di TikTok, conosciuta con il nome di Ballerina Farm. Da tempo Neeleman non promuove solo uno stile di vita idilliaco, ma anche idee politiche molto conservatrici. La rivista Evie invece è stata criticata per aver sostenuto teorie del complotto e idee antifemministe, tra cui una campagna contro l’uso della pillola e di altri contraccettivi ormonali.
Nel 2022 la rivista ha anche lanciato un’app per il monitoraggio del ciclo mestruale, che si chiama 28, per consentire alle donne di “riprendere il controllo del proprio corpo nel modo più naturale possibile”. Tra gli investitori figura il miliardario Peter Thiel, fondatore tra le altre cose dell’azienda Palantir, sospettata di gestire i dati sanitari degli statunitensi in modo poco trasparente.
Anche se le sue opinioni sull’aborto non sono molto chiare, Thiel ha finanziato con dieci milioni di dollari la campagna del vicepresidente JD Vance, che vorrebbe un divieto totale dell’interruzione di gravidanza.
Negli Stati Uniti le app per il monitoraggio del ciclo mestruale sono già state accusate di usare i dati biometrici raccolti per limitare l’autonomia riproduttiva delle donne. “Diverse inchieste hanno dimostrato quanto è facile comprare i nostri dati dagli intermediari, i databroker, e monitorare le nostre abitudini”, spiega la data journalist Donata Columbro.
“Queste informazioni possono essere combinate con altre, come per esempio quelle sulla geolocalizzazione, per scoprire se una donna si è spostata da uno stato in cui abortire è illegale a un altro in cui non lo è”, continua Columbro. “Il problema di app come 28 è che è difficile capire quanto siano sensibili i dati che si inseriscono volontariamente, perché ci si aspetta di ricevere consigli sul benessere e invece questi dati sono usati per promuovere un’agenda che limita la salute riproduttiva”.
Disinformazione scientifica
Dal ribaltamento della sentenza Roe contro Wade nel 2022, la contraccezione ormonale – tema che per il giudice conservatore della corte suprema statunitense Clarence Thomas andrebbe “rivisto” – sta vivendo una crisi reputazionale, alimentata anche dalla disinformazione che circola sui social network. Nel febbraio del 2024, per esempio, Elon Musk ha scritto su X che questo tipo di contraccezione “ti rende grassa, raddoppia il rischio di depressione e triplica quello di suicidio”.
Se negli Stati Uniti è sempre più difficile accedere alla pillola o alla spirale perché molti centri per la salute riproduttiva hanno chiuso dopo le restrizioni o i divieti introdotti sull’accesso all’aborto, in altre parti del mondo, come nei Paesi Bassi e in Scozia, c’è stato un aumento delle interruzioni volontarie di gravidanza che è stato collegato alla disinformazione sugli anticoncezionali e all’abbandono della pillola in favore dei metodi naturali.
I metodi naturali per la fertilità, anche noti come metodi di “pianificazione famigliare naturale”, hanno origini negli anni venti del novecento, quando il medico giapponese Kyusaku Ogino e quello austriaco Hermann Knaus hanno capito che l’ovulazione avviene circa 14 giorni prima dell’arrivo delle mestruazioni. Con il tempo sono diventati sempre più sofisticati ed efficaci.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ne individua due tipi: i metodi basati sul calendario, cioè sulla previsione del periodo fertile in relazione alla lunghezza dei cicli avuti in passato, e quelli legati ai sintomi, cioè al monitoraggio del muco cervicale, della temperatura basale e di altri indicatori di fertilità.
Tra questi ultimi il più efficace è il metodo sintotermico, che secondo l’Oms ha un tasso di fallimento inferiore all’1 per cento se eseguito correttamente e inferiore al 2 per cento tenendo conto anche di eventuali errori. Ovviamente i metodi naturali, così come quelli ormonali, non proteggono dalle infezioni sessualmente trasmissibili.
Solo i metodi che comprendono il monitoraggio dei sintomi hanno un fondamento scientifico: l’ovulazione è soggetta a troppe variazioni per essere prevista con certezza sulla base del calendario. Tuttavia quasi tutte le app per il calcolo del ciclo mestruale, come anche 28, usano questo metodo.
La pianificazione famigliare naturale viene strumentalizzata a discapito di altre forme di contraccezione
Secondo Anna Buzzoni, educatrice alla salute mestruale e al metodo sintotermico Sensiplan, è molto difficile reperire informazioni certe sull’affidabilità e sulla scientificità dei vari metodi naturali: “Nonostante esistano molti studi pubblicati su riviste autorevoli, il personale sanitario riceve, non solo in Italia, informazioni obsolete, parziali e talvolta errate già dall’università, e le donne sono ancora meno equipaggiate per districarsi in questa confusione. Internet come sempre può essere un’arma a doppio taglio, visto che molti nuovi prodotti e app adottano tattiche di marketing scorrette”.
Prima dell’arrivo delle app, i metodi naturali hanno avuto grande popolarità negli ambienti cattolici, in quanto unici metodi contraccettivi consentiti dalla chiesa. Con l’enciclica Humanae vitae del 1968, papa Paolo VI non solo li approvò ufficialmente, ma lì investì anche del compito di promuovere i valori del matrimonio cristiano.
Solo negli ultimi anni si è sviluppato un approccio più laico, che si distingue anche dal nome: più che di “pianificazione famigliare”, si preferisce parlare di “metodi basati sulla consapevolezza della fertilità”. Questi ultimi sono molto diffusi negli ambienti femministi e pongono l’attenzione sulla conoscenza del proprio corpo e sull’autonomia decisionale.
Per anni i cattolici hanno avuto il monopolio sui metodi naturali per la fertilità, e per questo oggi è più difficile capire quali sono promossi da associazioni religiose e quali no. In Italia l’ente formatore più attivo sul tema è la Confederazione italiana per la regolazione naturale della fertilità (Cicrnf) con sede all’università cattolica del Sacro Cuore di Roma, che conta oltre 22 centri con 770 insegnanti e si concentra soprattutto sul metodo Billings, ma anche sui metodi sintotermici Roetzer e Camen.
Laici o religiosi
Anche se a prima vista può non essere chiaro che si tratta di un ente di ispirazione cattolica, la Cicrnf ha partecipato a numerose marce pro vita e sostiene che i contraccettivi ormonali come la pillola siano in realtà metodi abortivi, oltre che “distruttivi della dignità della persona, del vero amore coniugale e della stessa vita”. Sul sito dell’ente c’è un grafico che somma i numeri degli aborti volontari e di quelli conseguenti alle fecondazioni assistite con quelli delle prescrizioni dei contraccettivi ormonali, includendoli tutti nella “strage dei concepiti” in Italia.
Secondo le linee guida del Cicrnf, insegnanti e sensibilizzatori dei metodi naturali non devono essere semplici consulenti, ma veri e propri testimoni di fede e della “cultura della vita”. Laura (il nome è di fantasia), educatrice mestruale che in passato ha seguito un corso in un centro del Cicrnf, non ha potuto diplomarsi perché giudicata inadatta a causa delle sue scelte e convinzioni personali.
“Il fatto che non fossi sposata a quarant’anni per loro era un problema, era il segno che qualcosa non andava in me”, racconta. “Ho messo in discussione alcuni insegnamenti, come l’idea che la masturbazione non debba essere praticata una volta superata l’adolescenza, e sono stata allontanata”.
L’ente ha 770 volontarie in tutta Italia che insegnano alle donne o alle coppie i metodi naturali in forma gratuita, ma le lezioni possono svolgersi anche nei consultori privati accreditati al sistema sanitario nazionale, dietro il pagamento di un ticket. Inoltre molte insegnanti presenti nell’elenco lavorano come ostetriche e ginecologhe anche nei consultori pubblici.
Il Cicrnf non ha risposto alla richiesta di chiarire se le insegnanti siano tenute o meno a seguire i princìpi dei metodi naturali di stampo religioso anche in queste sedi.
“Non esistono strategie semplici per riconoscere se un metodo naturale è laico o religioso”, spiega Buzzoni. “Il nome può essere un indizio: quando si parla di ‘metodi basati sulla consapevolezza della fertilità’ è molto probabile che l’approccio sia più laico”. Il Cicrnf preferisce addirittura parlare di “regolazione della fertilità” anziché di “pianificazione familiare”, un termine che a loro avviso rimanda troppo agli anticoncezionali o all’aborto.
Inoltre, aggiunge Buzzoni, c’è l’aspetto economico: “Se il corso è gratis o ha un costo molto basso, bisogna sempre chiedersi chi paga. In molti casi è la chiesa cattolica o chi per lei. Per essere sicure di scegliere secondo i propri valori basta chiedere se il corpo insegnante e il metodo sono laici o religiosi”.
Negli anni in Italia sono stati fatti alcuni tentativi per esportare la visione religiosa sui metodi naturali nella sanità pubblica: nella prima versione di una nuova legge regionale umbra sulla famiglia, proposta dalla Lega nel 2021, era previsto che i consultori dovessero informare circa “la possibilità che ogni donna ha di avere una conoscenza diretta della propria fertilità attraverso la sua regolazione mediante metodi naturali”. La proposta di legge fu contestata perché apriva le porte dei consultori alle associazioni antiscelta.
Nel 2019 l’ospedale di Treviso Ca’ Foncello ha organizzato un corso di aggiornamento sui metodi naturali in collaborazione con il consultorio diocesano Centro della famiglia, sede di incontri di formazione di un centro confederato al Cicrnf. Inoltre, quasi tutti i centri affiliati organizzano corsi di educazione sessuale e affettiva nelle scuole, come il controverso programma Teen star, la cui presidente Pilar Vigil è notoriamente contraria alla contraccezione ormonale (a suo dire pericolosa) nonché a quella di barriera (ritenuta incompatibile con l’intimità).
Ricorrere ai metodi naturali è solo una tra le tante possibilità di scelta per la propria salute sessuale, ma in un contesto in cui i diritti riproduttivi sono sempre più sotto attacco, la pianificazione famigliare naturale viene strumentalizzata a discapito di altre forme di contraccezione, dell’aborto e delle tecniche di procreazione medicalmente assistita.
Il problema si crea quando questa visione entra nella sanità pubblica, che per legge deve informare le donne di tutte le possibilità a disposizione, così che possano davvero scegliere in modo libero e consapevole.
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