Non lo si vedeva in pubblico più o meno dal 2021, dopo che, all’apice del successo, era uscito dalle grazie del governo. Un mese fa Jack Ma, fondatore del gigante dell’e-commerce Alibaba, è ricomparso, invitato dal presidente Xi Jinping insieme a un gruppo di altri imprenditori tecnologici. La sua caduta, quattro anni fa, fece scalpore e fu un chiaro messaggio ai privati più ambiziosi: troppo grandi per non fallire, si potrebbe dire. All’epoca Ma era l’uomo più ricco della Cina e l’Ant Group, il ramo finanziario di Alibaba, stava per debuttare in borsa. Pechino, però, aveva altri piani e lanciò proprio allora una campagna per regolamentare il settore delle piattaforme online che vide come prima vittima eccellente proprio Jack Ma con il suo gruppo.
Perché la riabilitazione, ora? Innanzitutto è cambiato il contesto, sia in Cina sia a livello internazionale, spiega a Le Monde Duncan Clark, capo della società di consulenza BDA China, con sede a Pechino, e autore di Alibaba. La storia di Jack Ma e dell’azienda che ha cambiato l’economia globale (Hoepli). “All’epoca la Cina era riuscita a tenere sotto controllo l’epidemia di covid-19 e l’economia andava bene, mentre l’occidente era nel caos, quindi da parte di Pechino c’era un un po’ di tracotanza” ed era sembrato necessario rimettere al loro posto imprenditori diventati troppo potenti.
Ma nel 2025 la Cina è alle prese con le conseguenze della crisi del settore immobiliare, con la crescita a rilento dopo il brusco arresto, nel 2022, dovuto alla strategia “zero-covid”, la popolazione che invecchia e la disoccupazione giovanile in aumento. La ripresa della guerra dei dazi con gli Stati Uniti – che per la verità non ha ancora raggiunto i livelli temuti, ma che comunque preoccupa – e la decisione di rilanciare l’economia puntando tutto sull’industria tecnologica, e in particolare sull’intelligenza artificiale, oltre che sul settore dei veicoli elettrici, rende necessario rivolgersi di nuovo agli imprenditori come Jack Ma.
Nel frattempo, poi, Alibaba è stata divisa in sei rami diversi, il che l’ha resa meno minacciosa del gigante sospettabile di aspirazioni monopolistiche. E, soprattutto, negli ultimi tre anni si è reinventata come azienda leader nel settore dell’Ia, “aumentando gli investimenti nel settore, sostenendo start-up, spendendo ingenti somme in chip e assumendo ricercatori a decine”, scrive il Financial Times. Qwen 2.5, il suo modello d’Ia, compete con DeepSeek e ChatGpt, tanto che la Apple l’ha scelta per l’assistenza virtuale sugli iPhone venduti in Cina. Il ritorno di Jack Ma non è solo la conseguenza di un allentamento della presa di Pechino sul settore privato, scrive su Foreign Policy Lizzi G. Lee, esperta di economia cinese del think tank statunitense Asia Society Policy Institute: “Alibaba da gigante della vendita al dettaglio è diventato un pilastro delle ambizioni cinesi nell’ia e nel cloud computing e il suo dominio commerciale passa in secondo piano rispetto al suo valore strategico per Pechino.
Questa convergenza tra necessità economica e politica industriale segnala un cambiamento più ampio. L’impresa privata è di nuovo essenziale, ma solo entro i confini stabiliti dallo stato. L’infrastruttura cloud di Alibaba è diventata centrale per la spinta della Cina verso l’autosufficienza, legando il suo futuro ancora più strettamente alle priorità nazionali”.
L’incontro di Xi Jinping con gli amministratori delegati delle aziende più importanti “ha cercato di riparare ad alcuni dei danni causati negli ultimi anni. Solo nel 2024, i dirigenti di oltre più di ottanta aziende quotate sono stati arrestati, spesso da autorità di regioni slegate dalle loro attività, una pratica soprannominata ‘pesca a lungo raggio’ dai mezzi d’informazione cinesi. Questa incertezza ha gettato un’ombra sulla ripresa economica, deviando i leader aziendali dall’innovazione e dalla crescita all’autoconservazione”, continua Lee.
Ora, invece, la competizione con gli Stati Uniti sul piano dell’industria tecnologica rende necessario mettere in campo tutte le forze a disposizione, fossero anche “i suoi campioni più turbolenti. L’elenco dei capi presenti all’incontro con Xi Jinping è un’indicazione delle priorità del governo cinese: quello di BYD, l’azienda leader dei veicoli elettrici che sta dando del filo da torcere alla Tesla, così come il capo di Xiaomi e quelli di DeepSeek e Huawei. Quest’ultimo, Ren Zhengfei, è un attore essenziale per Pechino, perché la sua azienda è attiva nello sviluppo di software e chip elettronici essenziali, mentre gli Stati Uniti cercano di impedire l’accesso dei cinesi ai chip Nvidia specializzati nell’Ia.
Non siamo di fronte a un’inversione di rotta, ma a un aggiustamento tattico, avverte Lee. Pechino sembra riconoscere che il dinamismo del settore privato è cruciale e che Alibaba è in una posizione unica per usare l’Ia e le industrie adiacenti come leve per la crescita.
Questo testo è tratto dalla newsletter In Asia.
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