Anche quest’anno la scuola di illustrazione Mimaster di Milano ha organizzato i suoi corsi. Lo ha fatto a distanza, ma senza che se ne perdesse efficacia e creatività. Le ragazze e i ragazzi che hanno seguito le lezioni hanno ricevute le indicazioni per illustrare alcuni articoli. In questa edizione, a fare da docente, c’era anche Internazionale. Abbiamo chiesto alla classe di illustrare l’articolo nel numero che troverete domani in edicola a pagina 95: “Il riconoscimento facciale è poco affidabile”, ripreso da The Conversation.
Le autrici dell’articolo, Alexa Hagerty e Alexandra Albert, spiegano che la tecnologia per il riconoscimento delle emozioni è un settore in forte espansione, che vale miliardi di dollari. Molte aziende la usano per testare le reazioni dei clienti e vendere meglio i loro prodotti. E può essere usata anche nei colloqui di lavoro o in campi più delicati come la sorveglianza. Ma funziona davvero? I dubbi sono leciti: alcune aziende hanno interrotto i loro programmi di apprendimento dei software dopo aver ricevuto accuse di violazione della privacy. Altre hanno sospeso la vendita della tecnologia di riconoscimento facciale per la presenza di pregiudizi e discriminazioni negli algoritmi. La ricerca antropologica, inoltre, ha dimostrato che ogni cultura e società esprime le proprie emozioni in modo diverso. Da questo punto di vista alcune forme di riconoscimento facciale sono viziate da pregiudizi razziali. La strada del perfezionamento di una tecnologia del genere è lunga. Non solo dal punto di vista dell’algoritmo, ma anche etico.
Per accompagnare l’articolo sull’edizione cartacea di Internazionale abbiamo scelto l’illustrazione di Alessandra Bruni. Nella gallery che segue i lavori di tutti gli altri.
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