Le sue amiche sono invidiose. Reema ha ricevuto un permesso per lasciare Gaza e trasferirsi per un po’ a Gerusalemme. Ha 17 anni ed è figlia di due miei amici. Ha la leucemia e da tre mesi si sottopone a sedute di chemioterapia nell’ospedale palestinese di Augusta Victoria, a Gerusalemme Est.
Ha raccontato alle sue amiche che ha il cancro e deve andare a curarsi a Gerusalemme. Loro le hanno risposto: “Che fortuna che hai!”. Nessuna di loro voleva essere sarcastica o fare dell’umorismo macabro. Le sedute di chemioterapia sono molto frequenti e Gerusalemme non è proprio dietro l’angolo. Così Reema e la madre hanno deciso di trasferirsi in un piccolo hotel vicino all’ospedale, insieme ad altri abitanti di Gaza in terapia (le spese sono sostenute dall’amministrazione palestinese). Quando non è costretta a restare in isolamento e non è troppo debole per lasciare l’ospedale, Reema può dormire in albergo. A volte vado a trovare lei e la madre. Nella hall dell’albergo riscopro l’ironia, le risate e il calore tipici degli abitanti di Gaza.
Due settimane fa gli amici di Reema hanno avuto un altro motivo per essere invidiosi: l’ho accompagnata allo zoo biblico di Gerusalemme e a Jaffa, dov’è nato il suo bisnonno. L’uomo viveva in un palazzo vicino alla torre dell’orologio, mi ha spiegato la madre. Gaza e Jaffa distano meno di 70 chilometri, ma un cittadino comune deve farsi venire il cancro se vuole visitare Jaffa e ammirare le sue spiagge.
Traduzione di Andrea Sparacino
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