Come in un reality show che cerca disperatamente di aumentare il suo share, la corsa alla candidatura repubblicana per le presidenziali diventa sempre più stravagante. La settimana scorsa l’uomo che avrebbe dovuto vincere a colpo sicuro le primarie nei primi tre stati – Iowa, New Hampshire e South Carolina – le ha vinte in uno solo. Dopo il riconteggio, nell’Iowa ha vinto Rick Santorum e non Mitt Romney. E in South Carolina, dove ha vinto Newt Gingrich, il colpo che ha subìto l’ex governatore del Massachusetts è stato improvviso e violento.
Dopo una settimana di brutale propaganda in tv e due memorabili performance di Newt Gingrich nei dibattiti, i sondaggi hanno ripreso a fare l’altalena e la corsa è diventata di nuovo aperta. Queste primarie sembrano imprevedibili.
In Iowa Gingrich era messo piuttosto bene finché un super Pac (un comitato di sostegno elettorale) non gli è piombato addosso con milioni di dollari di pubblicità contro la sua candidatura. Ovviamente era finanziato dai sostenitori di Romney. Gingrich non aveva soldi per rispondere, e in nove giorni è passato dal 30 al 15 per cento nei sondaggi. Alla fine è arrivato quarto. I super Pac sono una novità di queste elezioni, resa possibile da una recente sentenza della corte suprema. Il tribunale ha stabilito che le aziende hanno la stessa libertà di espressione delle persone e quindi hanno il diritto di spendere tutto il denaro che vogliono per sostenere una causa o un candidato. Un elettore non può donare più di 2.500 dollari. Ma l’azienda di un multimilionario, come Sheldon Adelson, proprietario di alberghi e casinò, può versare cinque milioni di dollari a un super Pac e invadere le tv del South Carolina per una settimana con la propaganda contro Mitt Romney. Perciò Gingrich è stato ucciso da un super Pac finanziato da qualche milionario e poi è stato risuscitato da un altro.
Un secondo elemento nuovo di quest’anno sono stati i dibattiti. Nel mio blog ne ho commentati dal vivo già 17, ognuno dei quali è durato due ore. Non se n’erano mai visti tanti, così lunghi e coinvolgenti. Sono stati i dibattiti a determinare l’eliminazione del candidato che all’inizio sembrava avere più possibilità di ottenere la nomination, Rick Perry. Le performance eleganti e impegnate di Romney hanno invece confermato la sua immagine di persona preparata, affidabile e solida. E anche Santorum è ancora in corsa solo grazie ai dibattiti.
È bravissimo nei contraddittori e sa come smontare la logica dei suoi avversari. I dibattiti della settimana scorsa in South Carolina sono stati epici. Il South Carolina è stato l’epicentro del movimento di secessione durante la guerra civile. Ha una cultura militaristica, evangelica e incline alle immagini violente. L’unico uomo che sa davvero come stuzzicare le zone erogene dei repubblicani del sud è Gingrich. Romney è un mormone del Massachusetts, non un secessionista. Lo stesso discorso vale per Santorum, un ultracattolico della Pennsylvania, che capisce bene la base evangelica. Gingrich, che è originario della Georgia, in South Carolina ha preso in giro Barack Obama facendo dei riferimenti velatamente razzisti, che per un elettore repubblicano di quello stato sono però fin troppo chiari.
Quando durante un dibattito è stato accusato di essere indelicato sui temi razziali – da un moderatore nero – Gingrich è andato su tutte le furie. Più lo definivano razzista, più si arrabbiava. E questo genere di atteggiamento è tipico del sud. Gingrich ha divorziato da una moglie dopo che le era stato diagnosticato un cancro e da un’altra dopo una diagnosi di sclerosi multipla, e la sua seconda ex moglie ha raccontato che le aveva proposto un accordo per poter avere un’amante ufficiale. Ma quando è stato messo davanti a questi fatti ha espresso tutta la sua indignazione contro i mezzi d’informazione delle élite che li avevano tirati fuori.
La paranoia della destra verso tutti i media, escluso il canale Fox News, ha garantito però che le rivelazioni dell’ex moglie alla fine andassero a favore di Gingrich. È per questo che ha ottenuto l’appoggio di Sarah Palin in South Carolina. Anche lei odia i mezzi d’informazione di sinistra. E lui l’ha ringraziata promettendole “una posizione di rilievo” nell’amministrazione.
Insomma, la storia non finirà molto presto. Mentre Romney viene insultato da Gingrich, legittimando così ogni possibile attacco di Obama in autunno, i democratici benedicono quella che Charles Krauthammer, un importante editorialista conservatore di Washington, ha definito la “marcia suicida” dei repubblicani.
Nei sondaggi Obama supera Gingrich di 11 punti, un margine più alto di quello che ha sugli altri candidati repubblicani. Dal punto di vista della simpatia personale, Gingrich piace al 26 per cento delle persone e non piace al 58 per cento: il suo gradimento è quindi meno 32. E Obama? Gli americani a cui piace sono il due per cento in più di quelli a cui non piace. L’idea della marcia suicida non sembra sbagliata.
*Traduzione di Bruna Tortorella.
Internazionale, numero 933, 27 gennaio 2012*
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