Caro diario, che settimana.

Lunedì 11, colpo di scena! I parlamentari del Pdl sono andati davanti al palazzo di Giustizia qui a Milano a cantare l’inno di Mameli, guidati dall’ex ministro della giustizia. Stonati, in tutti i sensi.

Ho imparato una nuova parola: uveite.

Martedì 12 non è successo granché: in India sono arrabbiati con noi perché facendo finta di niente gli abbiamo sfilato i marò. Anche Napolitano, poveretto, è arrabbiato.

Parola nuova: perentorio.

Mercoledì 13, colpo di scena! Abbiamo un papa-da-fine-del-mondo. Si chiama Francesco, senza numero. Quando arriva sul balcone dice buonasera.

Ho imparato due parole latine:

indulgentia plenaria, e ho ripassato il padrenostro.

Giovedì 14: il papa, già vestito da papa, è andato a pagarsi il conto dell’albergo. La guardia di finanza ha scoperto che Bulgari ha evaso tre miliardi di tasse. Grillo non vuole Bersani. Monti non vuole Grillo. Bersani non vuole Berlusconi. Berlusconi non c’è, ha l’uveite.

Nuova parola: stallo.

Venerdì 15: i grillini sono andati in parlamento con l’apriscatole e, per non stare né a destra né a sinistra, si sono appollaiati in alto, furbissimi. Il debito pubblico italiano è arrivato a 2.000 miliardi.

Ho imparato un’altra parola latina, quorum, ma stavolta il papa non c’entra.

Sabato 16: colpi di scena! Abbiamo una donna presidente della camera, Laura Boldrini. E un presidente del senato, Pietro Grasso, votato anche da qualche grillino schifato da Schifani. Grillo non è contento e parla di foglie di fico.

Parole nuove: anatema, epurazione.

Domenica 17 verso sera a Milano nevica, anche se siamo a metà marzo. Purtroppo sarà difficile che la prossima settimana sia interessante come questa, a meno che: Napolitano non incarichi Grillo di formare un governo online. O che Crozza non sia candidato alla presidenza della repubblica, visto che è entrato nel ruolo bene come nessun altro.

La parola spread la so già.

… e anche il posto da papa è già occupato.

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