Da quando è stato pubblicato su YouTube, il video che mostra dei soldati statunitensi, visibilmente trionfanti, che urinano sui corpi dei taliban uccisi ha provocato molte reazioni. Ai soldati che lasciano l’Iraq e l’Afghanistan ormai vengono sequestrati gli apparecchi fotografici, le schede di memoria dei loro cellulari vengono cancellate, ma è praticamente impossibile impedire loro di portarsi a casa qualche trofeo. Sì, perché queste immagini di umiliazione del nemico, un po’ come quelle dei cacciatori con il piede sopra le loro prede, sono un classico dell’immaginario guerresco. La cosa più interessante è la modalità di diffusione di queste immagini che, al di là di ogni giudizio, fanno comunque parte dell’informazione.
I network statunitensi, ignorando quello che tutto il mondo corre a vedere in rete, non le diffondono per ragioni “deontologiche”. A ognuno la sua vergogna. Il moralismo, al contrario dell’etica, è ancora vivo e vegeto. E, a questo proposito, è interessante anche notare quali sono i dettagli delle immagini che vengono cancellati, a seconda di chi le manda in onda. Significa che non abbiamo accesso reale alle immagini o ai documenti, ma solo al loro utilizzo. Le immagini dal carcere di Abu Ghraib furono le prime icone dell’era digitale. Quelle che oggi agitano le coscienze sono solo la penosa conferma dell’abiezione a cui ci riducono tutte le guerre.
Internazionale, numero 933, 27 gennaio 2012
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