In Francia, e non solo, non si finisce mai di stupirsi per la scoperta che alcuni uomini “di sinistra” – su cui qualcuno ha fondato le sue speranze per il futuro, come è successo durante le ultime elezioni presidenziali – hanno una devastante attrazione per il denaro. Questo ci costringe a fare i conti con un’iconografia da cartolina illustrata. Per evocare i cosiddetti “paradisi fiscali” (le isole Cayman sembrano particolarmente di moda), nelle pagine economiche di quotidiani e riviste, al posto dei soliti ritratti di ministri, politici o finanzieri più o meno corrotti, hanno cominciato a fare la loro comparsa delle vedute di meravigliose spiagge bianche con le loro immancabili palme da cocco.

Questa specie di turismo finanziario fornisce immagini che sembrano uscire direttamente dagli opuscoli dei tour operator e hanno il pregio di rendere meno grigia la successione di scandali che opprime l’atmosfera. Un altro effetto positivo degli sviluppi insospettabili della finanza contemporanea è che ci ha portato a conoscere una nuova geografia esotica. Le Isole Vergini Britanniche, Singapore, Samoa, le Isole Cook e le Seychelles hanno reso ancora più cupe le destinazioni come Svizzera, Monaco, Lussemburgo e Liechtenstein. Ne giova il nostro immaginario collettivo. Sullo stesso genere, ma più inquietanti, i titoli che definiscono la Francia come una “repubblica delle banane”.

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