Con un figlio di undici anni e una di nove, l’arrivo dell’adolescenza ci mette inquietudine. Dobbiamo prepararci al peggio? –Mauro

“Sto scrivendo un libro sull’invenzione dell’adolescenza”. Avevo chiesto a David, scrittore parigino, a cosa stesse lavorando, e la sua risposta mi ha spiazzato. In che senso “invenzione”?

“La nozione di adolescenza è piuttosto recente”, ha continuato. “Risale alla fine degli anni quaranta, quando il mercato statunitense si è accorto che il benessere stava facendo emergere una nuova fetta di persone a cui vendere prodotti e servizi specifici”. Mi ha spiegato che prima di allora il passaggio da bambino ad adulto era più fluido, senza i comportamenti, le ribellioni e i rituali a cui siamo abituati oggi. Un rapido giro su internet lo conferma: “In un articolo del 1944”, si legge sul sito di Life, “la nostra rivista ha introdotto i suoi lettori a una nuova e affascinante specie di americani: i teenager”.

Ormai il danno è fatto: abbiamo inventato gli adolescenti e dobbiamo tenerceli. Quello che possiamo fare è non intrappolarli in cliché tipo “i sedicenni sono tutti ribelli e incazzati con il mondo”. A volte lo sono, a volte no. E a volte lo sono ma non lo fanno vedere. Non ci sono certezze, neanche sul fatto che i figli debbano per forza ribellarsi. E se poi vorranno proprio farlo, speriamo che non si ribellino solo contro di noi ma anche contro il mercato che li ha inventati.

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